di Rossella Aprea –
I controlli diminuiscono, il lavoro sommerso aumenta e le tutele si riducono
“Sono un eroe” canta con la consueta e graffiante ironia Caparezza in un suo brano del 2008. Il tema è quello della dura condizione dell’operaio, del lavoratore di oggi, che “sopravvive al mestiere”.
Un paio di giorni fa l’ennesima tragedia sul lavoro a Cancelli Arpino, in provincia di Frosinone. In un incidente presso una fabbrica di fuochi d’artificio sei operai hanno perso la vita.
In tutte le fabbriche l’attenzione alla sicurezza dei lavoratori dovrebbe essere massima, ma ovviamente maggiori dovrebbero essere le tutele, le garanzie e le forme di prevenzione per chi, come in questo caso, si trova a maneggiare polvere da sparo. Una piccola disattenzione può provocare effetti devastanti, non perdona, non lascia via di scampo.
Eppure l’INAIL nel suo rapporto annuale di fine luglio aveva fornito dati incoraggianti, mostrando per il 2010 un’inversione di tendenza del fenomeno: una riduzione delle vittime (440 morti, 21 vittime in meno rispetto al 2009). La facile spiegazione va ricercata sia nel calo sensibile dell’occupazione, che nella riduzione altrettanto significativa dei controlli. Inoltre, i dati dei controlli a campione effettuati nel periodo marzo-ottobre 2010 dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali mostrano che su 19.000 accertamenti ispettivi condotti su aziende edili e agricole del Sud, il 61 e il 45 per cento risulta «irregolare e inadempiente». Così i controlli diminuiscono, il lavoro sommerso aumenta e le tutele si riducono. Non sorprende, dunque, che nel 2011 sino ad oggi si sia già raggiunta la triste cifra di 452 morti. Così anche quest’anno la media italiana di tre morti al giorno sul lavoro è stata rispettata. Certo, si tratta ancora di dati empirici forniti da osservatori indipendenti sugli infortuni mortali, il bollettino finale spetta sempre all’ Inail, che ogni anno fornisce dati, che, però, sottostimano il fenomeno. Diverse ragioni, infatti, non consentono di rilevare con più precisione il numero delle morti bianche: denunce omesse dalle imprese per via del sistema assicurativo generale imposto dall’Inail che prevede bonus per le aziende in cui non si sono verificati incidenti, transazioni tra famiglia e azienda, incremento del lavoro nero.
La sicurezza: un problema culturale ed economico
Non è un problema di leggi da varare perchè le nostre sono in linea ormai con le direttive europee, e tanto meno di struttura del sistema industriale italiano, caratterizzato da piccole imprese, che tenderebbero a ridurre le spese sull’infortunistica per contenere i costi e massimizzare il guadagno.
Il vero problema è culturale. Dovrebbe essere considerato inaccettabile il mancato rispetto e la non applicazione, sui luoghi di lavoro, delle leggi per garantire la sicurezza dei lavoratori e prevenirne gli infortuni. Indiscutibile, inaccettabile e imprescindibile per tutti: piccole, medie e anche grandi imprese. Non dimentichiamo il terribile rogo alla Thyssen Krupp a Torino, in cui nel 2007 persero la vita sette operai.
C’è chi sostiene, e non è difficile crederlo, che, tra l’altro, non si tratterebbe solo di un problema sociale ed etico, ma anche economico. Il Presidente dell’osservatorio sicurezza sul lavoro Vega engineering, Di Mauro Rossato, afferma “Infortuni e morti sul lavoro: sacrifici umani ed economici. Costerebbe meno, molto meno, la prevenzione della cura. Invece, l’errore umano diventa un perseverare diabolico.”
La manovra finanziaria taglia i diritti dei lavoratori
Eppure, nonostante il calo occupazionale, è probabile che gli infortuni sul lavoro tendano ad aumentare. In questo contesto le diverse manovre finanziarie compiute dal governo in questi mesi per far fronte alla crisi economica hanno puntato su una logica pericolosa, cioè la riduzione e il taglio dei diritti delle persone e delle condizioni di lavoro. Anche questo inevitabilmente non farà che aumentare i rischi. Un mercato del lavoro dominato da un esercito di precari non agevola il rispetto delle regole, anzi peggiora le condizioni di lavoro e di sicurezza nelle aziende.
E quindi, a poco servirà lo strumento lanciato in questi giorni a Istanbul dall’Unione Europea, OiRA (Online interactive Risk Assessment), un’applicazione web innovativa indirizzata a 20 milioni di piccole e medie imprese europee, allo scopo di limitare i rischi legati agli infortuni sul posto di lavoro, attraverso un sistema che ne consenta la tracciabilità e la valutazione. Un’applicazione disponibile, tra l’altro, gratuitamente e scaricabile dal sito ufficiale di OiRA.
A poco servirà, dunque, se, pur consapevoli dei rischi, non si vorranno o non si potranno più applicare tutte le forme di tutela necessarie per la sicurezza dei lavoratori.