di Salvatore Aprea –
Aiutare l’ambiente può diventare un modo per dare una mano anche al proprio portafoglio. E’ il caso di Recyclebank, un’iniziativa fondata sull’idea che le soluzioni ambientali possono creare opportunità economiche. Il funzionamento del sistema è possibile grazie alla cooperazione dei Comuni che monitorano i comportamenti dei cittadini utenti del servizio. Il profitto di Recyclebank proviene da un contributo dei Comuni in base al numero di utenti che aderiscono all’iniziativa. Oggi la compagnia ha sedi a Philadelphia, New York e Londra, è presente in 30 Stati degli USA e conta 300 municipalità aderenti con 2 milioni di utenti.
I rifiuti non costituiscono un costo, ma sono una risorsa economica e ambientale. No, i residui dei fumi dell’alcool di Capodanno non c’entrano, è un dato di fatto seppur non particolarmente noto. Secondo il rapporto “MP2 Annual Report”, lo studio sulle materie prime seconde (Mps) elaborato da Althesys, nel periodo 1999 – 2010 i benefici per l’Italia derivati dalla raccolta, il riciclo e il riuso dei materiali di recupero è stato di 9,3 miliardi di euro. Nel solo 2010 i costi relativi al sistema raccolta – riciclo sono stati pari a 386 milioni di euro, a fronte di benefici derivanti dal riciclo pari a 1,6 miliardi di euro. In termini ambientali tra i benefici rientrano le emissioni di CO2 evitate, pari a 63,3 milioni di tonnellate. Le voci di costo considerate sono state, tra le altre, quelle per il trasporto a selezione e riciclo dei rifiuti da imballaggio e quelli di struttura, mentre tra le voci di beneficio è stato rilevato il costo che la collettività non ha dovuto sostenere per avviare a smaltimento tutti i volumi dei rifiuti intercettati dal Sistema CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi).
Il settore, nonostante la crisi economica, appare in buona salute. Nel 2010, grazie al Sistema CONAI – Consorzi di filiera (plastica, carta, alluminio, vetro, acciaio e legno), è stato riciclato il 64,6% degli imballaggi immessi al consumo (+4,6% rispetto al 2009) e recuperato il 74,9% (+4,4%). Aiutare l’ambiente, però, può diventare un modo per dare una mano anche al proprio portafoglio e negli USA alcuni lo hanno capito da tempo. È il caso di Recyclebank un’iniziativa fondata sull’idea che le soluzioni ambientali possono creare opportunità economiche.
Risparmiare sugli acquisti con una banca
Il modello di business di Recyclebank, nata nel 2004 a Philadelphia, si prefigge l’obiettivo di tenere i materiali riciclabili fuori dalle discariche, con conseguenze positive per l’ambiente e vantaggiose per i singoli. Per beneficiare di questo programma il cittadino deve aprire un proprio account sul sito web dell’azienda sul quale saranno raccolti i punti, in base alla quantità di rifiuti smaltiti, in seguito spendibili dall’utente per acquistare prodotti o servizi o finanziare eco-progetti. Le azioni che fanno acquisire punti sono il riciclo domestico, la riduzione dei consumi energetici, il riciclo di prodotti elettronici, la partecipazione a programmi di educazione ambientale. A breve, secondo l’azienda, saranno anche introdotti meccanismi per ricompensare gli utenti che scelgono forme sostenibili di trasporto. Il funzionamento del sistema è possibile grazie alla cooperazione dei Comuni che monitorano i comportamenti dei cittadini utenti del servizio. La prima città ad aderire al programma è stata Philadelphia e oggi la compagnia, che ha sedi anche a New York e Londra, è presente in 30 Stati degli USA e conta 300 municipalità aderenti con 2 milioni di utenti. Il profitto di Recyclebank proviene da un contributo del Comune in base al numero di utenti che aderiscono all’iniziativa. A questo introito se ne aggiunge un secondo da pubblicità grazie ad accordi con gli esercizi commerciali dove utilizzare i buoni spesa e sponsorizzazioni dirette da parte di grandi marchi che ricavano un ritorno d’immagine verde. Affinché il sistema funzioni, infatti, deve esserci anche la controparte, ovvero le aziende private che aderiscono rendendosi disponibili a offrire sconti ai consumatori che guadagnano punti attraverso il servizio. Oggi i partner sono più di 3.000 tra cui figurano alcuni dei marchi più noti, come Coca-Cola e Unilever, oltre ad alcune compagnie specializzate in prodotti a basso impatto.
Per misurare i comportamenti degli utenti, l’azienda lavora in accordo con le amministrazioni locali, le aziende di raccolta dei rifiuti e le compagnie energetiche. Ad esempio, per i rifiuti installano dei misuratori di materiale sui mezzi usati dalle compagnie di raccolta rifiuti o sui contenitori per la differenziata utilizzati dai cittadini. Il cittadino dopo la registrazione al sito web dell’azienda riceve uno speciale cassonetto personale (o aziendale nel caso di esercizi commerciali) dotato di microchip in grado di associare quel cassonetto ad una data persona. I camion dei rifiuti hanno una sorta di scanner che analizza il peso e la qualità della raccolta effettuata e di conseguenza avviene l’assegnazione del punteggio.
Anche la diffusione di una cultura della sostenibilità è parte del progetto. Sul sito di Recyclebank, infatti, ci sono molte opportunità per guadagnare crediti attraverso i “Learn and earn”, una serie di mini-corsi su come attuare piccole buone pratiche quotidiane. L’utente che guarda i video di spiegazione viene sottoposto e un breve test per verificare se ha assimilato le informazioni. Per ogni risposta giusta guadagna un certo numero di punti.
Rob Crumbie direttore del marketing e della comunicazione per l’azienda, descrive la filosofia adottata così: “Lo schema consente vantaggi per l’ambiente, per le amministrazioni locali, per i cittadini e per le aziende partner. Una maggiore quantità di rifiuti riciclati significa ridurre la quantità di materiale mandato all’inceneritore, così come un migliore uso delle risorse è molto più salutare per l’ambiente: riciclare è un modo per risparmiare risorse naturali e consumare minori quantità di materia prima. Le amministrazioni locali godono di una riduzione dei costi di gestione dei rifiuti, perché riciclare costa meno che mandare in discarica. Le famiglie, per parte loro, riescono a guadagnare fino a 100 dollari all’anno in sconti e risparmi, e inoltre possono avere la sensazione concreta di contribuire alla creazione di una società più verde. I nostri partner, infine, oltre a dimostrare responsabilità sociale grazie all’associazione con l’iniziativa, beneficiano di una maggiore visibilità del marchio e una crescita di presenze nei loro punti vendita. Possono inoltre esserci aumenti nella spesa media degli acquisti del consumatore”.
Lo schema in verità presenta ancora qualche falla, poiché potrebbe favorire un aumento dei consumi con un impatto ambientale non trascurabile, anche se, in questi tempi di crisi economica, lo schema dei voucher può essere un modo per alleviare il peso sul budget dei consumatori. Inoltre, poiché i marchi partner di Recyclebank producono beni non sempre ambientalmente sostenibili, i consumatori devono essere “educati”, attraverso un percorso che favorisca la modifica delle loro abitudini di consumo e di gestione dei rifiuti. L’idea, tuttavia, sembra avere le caratteristiche per essere importata al di qua dell’Atlantico.
Un modello da importare
Uno dei maggiori problemi ancora irrisolti in campo ecologico è la trasformazione dei comportamenti umani. Favorire la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali, evitare gli sprechi di energia e acqua sono traguardi che le amministrazioni pubbliche dovrebbero porsi con maggiore forza, anche se spesso si scontrano con il disinteresse dei cittadini. Il modello delle 3R proposto da Recyclebank – “Recycle, Redeem, Reward” ovvero riciclare, accumulare punti e utilizzare i coupon – è una soluzione pubblico-privato per incentivare i comportamenti virtuosi, offrendo qualcosa di concreto oltre alla mostrina di buon cittadino. D’altronde la Green Economy è destinata a influenzare sempre più le nostre vite sia in termini di partecipazione attiva alla salvaguardia dell’ambiente umano sia come motore trainante di un nuovo modello di sviluppo economico. Il Censis, infatti, stima in 10 miliardi di euro l’Economia Verde in Italia nei prossimi anni, con una creazione fino a 1 milione di nuovi posti di lavoro. Diceva Winston Churchill, uno statista che di lacrime e sangue se ne intendeva, “Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà”. In un periodo in cui non mancano né le lacrime né il sangue, non possiamo aspettarci di uscire dalla crisi adottando soluzioni consunte, occorre anche attivare il pensiero laterale, percorrendo le nuove vie suggerite dalla Green Economy.