Marmellata di arance amare

di Dafne Chanaz

Ecco le ultime arance della stagione aggrappate ai rami nei giardini, non raccolte perchè amare, sono, invece, un ingrediente perfetto, per l’aroma che sprigionano per realizzare una marmellata squisita, avendo l’accortezza di seguire una semplice procedura per togliere l’eccesso di amaro. Un’indicazione sulle qualità salutari del frutto e la descrizione di una procedura che ne esalta il gusto e appaga il palato.

Punto 1. E Marcovalda entrò nel giardino del re….

Alzate gli occhi, mica perché vivete in città vivete fuori dal Mondo! Eh sì, ci sono ancore le ultime arance e gli ultimi limoni, colori vivi e rigogliosi aggrappati ai rami nei giardini. Molte di loro non vengono raccolte perché… sono amare. E così ormai sta per finire la stagione sono ancora tutte sui rami e danno alle strade e ai luoghi un tocco di gioia, ma vengono lasciate cadere, che peccato… Si conta che un dì di fine ‘800 giunse nel porto di Londra un cargo di arance dalle colonie, che delusione! Erano amare ed immangiabili. Ma il destinatario, che era un commerciante, non si lasciò scoraggiare, e per non perdere tutto il suo denaro decise di provare a farci… la marmellata. Fu così che nacque la famosissima Orange Marmelade inglese. L’Arancio Amaro infatti, che è arancio selvatico (citrus aurantium), anche detto melangolo o chinotto (vi ricorda qualcosa?), è particolarmente aromatico. E ci sono alcune tecniche per togliere l’eccesso di amaro ed ottenere una marmellata da leccarsi i baffi.

Torniamo a noi. Quanti di questi giardini sono condominiali? Quanti dei nostri vicini di quartiere o di casa sarebbero ben felici di donarci le loro arance in cambio di un pomeriggio insieme a fare la marmellata o semplicemente di un barattolo che potremo donare loro? Esiste addirittura un gruppo di “agro nomadi” nella capitale, che ha mappato alcuni dei giardini pubblici che hanno alberi di arance, consultiamo ed arricchiamo la mappa!

http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=en&msa=0&msid=205464306399022570864.00048e9774fb7f9063186&t=h&z=12

Ed eccomi a fare una breve e piacevole passeggiata nella mia via suonando qui e là con l’ingenua proposta. Qualche risposta brusca, molte gentili, e rientro, per il momento con 3 buste piene. Il melangolo, dovete sapere, ha la buccia piuttosto spessa e bitorzoluta. È profumatissimo, sarà un po’ polveroso e annerito, poiché ha passato qualche tempo sull’albero. Riverso il bottino nella vasca piena di acqua, poi mi munisco di una spazzola di saggina per pulire bene i frutti.

Punto 2. L’animo dell’arancia amara

Parliamo dell’animo di questo frutto: ha una fragranza fruttata e stimolante, aspra e astringente, con una nota speziata. Contribuisce a bruciare i grassi, apre la via metabolica, combatte gli spasmi e i dolori di stomaco, rilassando i muscoli del ventre permette all’energia di circolare serenamente e liberamente nel tratto digestivo: apre l’appetito, libera dai gas, aiuta a digerire e depura curando coliche e diarrea. L’arancio riempie l’anima di sentimenti di gioia infantile, ricordandoci il sole di una mattina d’estate. Cura l’insonnia e i disturbi nervosi infonde calma ed energia. Pulisce l’aria dai vecchi pensieri e ci aiuta ogni mattina a riprendere la nostra strada con semplicità (1).

Punto 3. La ricetta in pochi passi

Con uno stuzzicadenti bucherellate le arance (10 buchi posson bastare). Lasciatele 1,5 gg a mollo in una catinella d’acqua cambiandola di tanto in tanto, così spurgano l’amaro. Oppure bollitele alcuni minuti. Con un pelapatate, ricavate tutte le bucce più superficiali, che taglierete a listarelle piccole piccole piccole. Tagliate ora il frutto, che avrà la buccia bianca, a metà per lungo, e con un cucchiaino estraete tutti i semi mettendoli da parte. Spremete il succo restante e versatelo in una ciotola assieme alla polpa. Unite le bucce tagliate fine fine con metà del succo e la polpa, aggiungete lo stesso peso di zucchero di canna chiaro e cuocete a fuoco molto lento o a bagno maria per 3 ore circa, inserendo subito una calza pulita con dentro tutti i semi ben chiusa. I semi rilasciano tanta pectina e aiuteranno la marmellata a gelificarsi, se non dovessero bastare potete mettere 1 o 2 mele sbucciate a pezzettini piccoli. Verso fine cottura, aggiungete il contenuto di un baccello fresco di vaniglia. Poi mantenendo la pentola sul fuoco, con l’aiuto di un ramaiolo versate la marmellata bollente nei barattoli sterili tenendoli per il collo, chiudete bene e poggiateli a testa in giù fino a completo raffreddamento. Così fanno il sottovuoto. Ricordate che i tappi dei barattoli vanno SEMPRE ricomprati nuovi, altrimenti correte il rischio che un buon 30% non vada sottovuoto. I barattoli di vetro invece, vanno tenuti da parte per riciclarli!

Marzo pazzerello vi sarà grato per aver adempiuto alle ultime incombenze invernali, adesso potete attendere la primavera con la coscienza tranquilla. E fare colazione con la vostra marmellata. Attenzione: non dimenticate il burro, essenziale per gustare una buona marmellata come si deve.

(1) Chanaz D., Bella e intelligente, guida ai cosmetici fai da te, Ed. Terranuova