L’Europa in crisi difende la cultura, l’Italia chiude le porte
di Rossella Aprea –
Gli investimenti nella cultura? Una questione di cultura
La Germania nel 2011, oltre agli 11 miliardi di euro sosterrà la Cultura con un ulteriore miliardo e mezzo di euro per un totale di 12 miliardi e 5 milioni di euro. La Francia a fronte del 43% dei tagli da effettuare in cinque anni, in controtendenza aumenta di 154 milioni di euro i fondi per la Cultura per un totale di 7 miliardi e, 5 milioni di euro. Le cifre investite da entrambe i paesi equivalgono a circa il 2,21% del loro PIL.
”Il governo francese -rendono noto i promotori- investe nella sola Opera de Paris 105 milioni di euro l’anno, a fronte del governo Berlusconi, che per tutto il settore dello spettacolo, per il 2010 ha stanziato poco piu’ di 400 milioni di euro e per il 2011 ha mantenuto piu’ o meno la stessa quota”, solo dopo ”estenuanti trattative e proteste”; aumentando ”le accise sulla benzina e mostrando (quasi fosse nel dna di questo esecutivo) una concezione della cultura non come diritto, ma come una sorta di ‘tassa’ che i cittadini debbono pagare, dimenticando e rovesciando il dettato costituzionale”.
In Italia chiusure e tagli ai budget: cosa resterà della nostra cultura?
La Biblioteca di storia patria di Napoli, la Biblioteca Nazionale di Firenze e i Cantieri culturali alla Zisa di Palermo sono al momento le istituzioni culturali tra le più a rischio chiusura in Italia.
E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi da Agis e Federculture nel corso della presentazione delle Giornate Nazionali per la Cultura e lo Spettacolo, indette per informare i cittadini dello stato di ‘crisi senza precedenti’ che ha investito il settore.
Negli ultimi cinque anni, si legge, l’intervento dello Stato sulla cultura è sceso del 30% con il Ministero che, solo tra il 2010 e il 2011, ha visto la sua dotazione decurtata di più di 250milioni di euro e il Fondo Unico per lo Spettacolo ridotto al suo minimo storico: 231milioni di euro, quasi la metà del 2010.
I tagli, ma anche le limitazioni imposte agli investimenti in cultura degli enti locali, hanno avuto ripercussioni gravissime su tutto il settore e i casi più gravi riguardano, oltre ai tre citati, Cinecittà Luce, oggi a rischio chiusura con budget ridotto a 7,5 milioni di euro (-55,8% finanziamenti), ma anche l’edizione 2011 della Mostra del Cinema di Venezia (-40%).
Rischiano centinaia di posti di lavoro le 69 compagnie e i festival di Federdanza (-50%) e il Festival Letteratura di Mantova perderà il 50% dei finanziamenti del Comune. Colpiti anche i piu’ grandi teatri d’Italia, come il Regio di Torino (al quale, dopo il -36,8% di finanziamenti, rimangono solo 6,7 milioni di euro per le produzioni); La Fenice di Venezia che con il taglio di 3 milioni di euro garantisce stipendi solo fino a luglio; la Scala di Milano, il cui bilancio di 110 milioni conta per il 60% da risorse pubbliche e con i tagli al Fus avrà 25 anziché 32 milioni; il Teatro dell’Opera, che per lo stesso motivo perderà 8 milioni; e il Massimo di Palermo, che con il budget sceso a 27 milioni, tolti i costi fissi, rimane con appena 3 milioni per le produzioni.
Costrette a chiudere molte attività come la bibliomediateca, il museo degli strumenti e la Junior orchestra, con perdita di molti posti di lavoro, anche la Fondazione Santa Cecilia, mentre l’Orchestrale Regionale Toscana a fine 2011 si ritroverà con un buco in bilancio di 880mila euro. Il Museo MaMBO di Bologna quest’anno avrà 4,4 milioni in meno e fallisce il progetto di internazionalizzazione della Fondazione La Triennale di Milano, con chiusura della sede di New York per la mancata erogazione di 2 milioni di euro di fondi ministeriali.
Contributi ridotti da 800mila a 500mila euro anche per Romaeuropa Festival e disavanzo di 480mila euro per il Castello di Rivoli (To).
A rischio chiusura e non più in grado di pagare gli stipendi da gennaio scorso l’Istituto Storico Italiano per il medioevo. E’ gravissima anche la situazione di tutto il Sistema artistico pugliese, dove la Regione calcola 3 milioni in meno per la Fondazione Lirico Sinfonica del Petruzzelli e dichiara seriamente in pericolo il futuro dei due Teatri Stabili privati Kismet e Koreja, del Festival della Valle D’Itria e il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese.