Qualità della vita e nuove forme di città
di Maurizio Morandi (Centro studi sulla città diffusa) –
Con la pubblicazione del libro La città fuori dalla città il Gruppo di lavoro dell’INU sulla città diffusa ha concluso una fase di studio e ricerca sulla città della dispersione insediativa attraverso l’analisi di tre diverse realtà territoriali italiane (Marche, Toscana,Veneto) e la raccolta di una serie di saggi di riflessione sul fenomeno redatti da persone che in modo diverso hanno affrontato l’argomento.
Il titolo del libro allude alla forma nuova – interagente con quella tradizionale – che la città è andata assumendo negli anni recenti: una città che non solo ha superato i consolidati confini storici – come era avvenuto con grande evidenza negli ultimi due secoli e come era molto spesso avvenuto anche nei secoli precedenti – ma ha altresì dimostrato di tendere a travalicare ogni tipo di confine e a estendersi sull’intero territorio. Al fenomeno sono state attribuite varie denominazioni, da “città diffusa” a “città continua”, da “città infinita” a “metropolizzazione”, da “città dispersa” a “sprawl urbano” e molte altre; la letteratura di settore se ne è poi occupata con crescente frequenza da oltre venti anni.
Si tratta non di un unico fenomeno, ma di fenomeni tra loro molto diversi per origine storica, caratteri strutturali, radicamento socio-economico, modi di funzionamento, articolazione territoriale, il cui elemento comune è costituito da una sorta di evaporazione/annullamento o, comunque riduzione all’irrilevanza di quelli che un tempo si era abituati a considerare come i fattori di separazione fra “urbano” e non urbano o “extraurbano”.
Ci troviamo certamente di fronte ad un fenomeno urbano, ma sappiamo anche che, per molti aspetti, esso non si presenta con le qualifiche dell’aggregato urbano: la sua caratteristica è quella di appartenere culturalmente ai valori e alle prassi della città consolidata, ma di non possederne le qualità spaziali e architettoniche. Sono territori nei quali è difficile ritrovare i riferimenti propri della città storica o della periferia consolidata.
Tutto ciò ha portato all’emergere, tra gli addetti ai lavori, di due posizioni opposte: quella che auspica solo interventi di sostituzione totale del sistema insediativo, riproponendo alcune categorie tipiche dell’urbanistica moderna, o quella che considera questi insediamenti come i paesaggi del nostro futuro, che dobbiamo quindi imparare ad accettare e a vivere così come sono.
Sono due posizioni opposte, ma solo apparentemente: tutte e due rivelano l’impossibilità di scorgere come, in tali contesti, esista qualche qualità urbana suscettibile di sviluppo, come in questi insediamenti vi sia un potenziale capace di produrre una città dotata di qualità urbanistiche e sociali.
A queste due posizioni il libro ne contrappone una terza che, a differenza delle altre due, accetta l’insediamento disperso, con la consapevolezza però che è necessario intervenirvi al fine di costruire una “nuova città” capace di contenere quella complessità che la tradizione del vivere urbano ha sedimentato.
Per far questo occorre però partire da “quello che c’e” – spazi, architetture, modi di vita – al fine di favorirne lo sviluppo verso una nuova spazialità urbana, dotata di qualità sociali e ambientali corrispondenti alla domanda contemporanea.
Il libro è formato da tre parti: una prima dedicata all’analisi e alla comprensione di tre situazioni scelte come campione in tre regioni diverse, le Marche, il Veneto, la Toscana. In tutte e tre le situazioni le analisi effettuate restituiscono una visione delle realtà analizzate chiaramente proiettata verso un progetto di trasformazione morfologica del territorio e di individuazione di nuovi strumenti urbanistici da adottare.
Nella seconda parte del libro, dedicata alle problematiche delle metodologie analitiche, viene proposto un modello analitico basato sull’utilizzo dei dati ISTAT che sono quelli di più facile reperibilità e più prossimi all’omogeneità: si vuole, così, suggerire un modo per rendere agevole e generalizzabile il confronto analitico fra le varie situazioni di “città diffusa”.
La terza parte del libro, comprende i contributi che il Gruppo di Lavoro ha richiesto a numerosi studiosi italiani e stranieri che da tempo, ed in più occasioni, si sono occupati di questi temi: Francesco Indovina, a cui va riconosciuta una sorta di primogenitura, Giandomenico Amendola, François Ascher, Luna D’Emilio, Andreas Kipar, Arturo Lanzani, Susanna Magnelli, Ariella Mansboungi, Cristiana Mazzoni, Yannis Tzomis, Roberto Pallottini, Rosario Pavia, Nuno Portas, Alvaro Domingues, Franco Purini.
Si è cercato, in questo modo, di ampliare ed arricchire il panorama delle riflessioni dando spazio ad una gamma variegata di ottiche disciplinari ed anche ad una maggiore estensione dei riferimenti geografici e territoriali.
Dal libro emerge una realtà territoriale e un modo di vita estremamente ricchi dai quale si possono estrarre molti elementi per la riflessione sull’urbanistica e sulle strategie del progetto.
Accenniamo brevemente ad alcuni
- La visione del territorio come area vasta che supera i confini amministrativi
- Il superamento del frazionamento del territorio secondo logiche funzionaliste e la loro sostituzione con una mixité che investe l’organizzazione degli spazi e la definizione delle tipologie architettoniche.
- L’importanza dei vuoti nell’assetto urbanistico e la proposizione di spazi comuni non più immediatamente funzionalizzati ma visti come spazi comuni caratterizzati dalla pluralità delle presenze e delle funzioni. Lo spaziovuoto non è più uno spazio di riserva per l’espansione del costruito
- L’esigenza dell’integrazione dei percorsi con l’intero ambiente urbano e con il sistema dei luoghi
- La trasformabilità come condizione necessaria dei progetti che si inseriscono nella città diffusa
- L’accettazione del riuso temporaneo dello spazio.
- L’importanza della dimensione individuale e l’esigenza di strutture insediative che tenendo conto dei bisogni individuali organizzino sistemi urbani e tipologie capaci di contrastare le tendenze all’individualismo
Sono tutte tematiche che gli autori del libro ritengono fondamentali per approntare progetti ed iniziative per la città diffusa.
A cura di Marisa Fantin, Maurizio Morandi, Maurizio Piazzini, Lorenzo Ranzato, La città fuori dalla città, INU Edizioni 2012.