di Rossella Aprea –
Credo che, come me, molti Italiani (la maggior parte) da diversi mesi si sentano letteralmente investiti, sommersi e sopraffatti da dichiarazioni, situazioni, fatti, commenti, scandali e uno tsunami di “parole”, che la metà basterebbero a fiaccare le energie di chiunque. Così mi sono chiesta: “Al di là o al di fuori di tutto questo gran farneticare, come si rimette in sesto la baracca? (intendendo per baracca il nostro Paese, ovviamente). Da dove si comincia? O meglio si ricomincia?
Che l’operazione non sia semplice appare evidente a chiunque, ma il problema non sembra essere ormai tanto la complessità delle questioni sul tappeto, che pure hanno la loro rilevanza e suscitano comprensibili preoccupazioni, quanto piuttosto la scelta delle persone a cui affidare questo compito ingrato, ma necessario e in vista di quali scelte. Insomma a chi affidarsi? E per fare cosa? Sono due semplici domande, che stanno assurgendo ad una tale rilevanza che non si possono liquidare con una risposta secca e diretta.
Gli Italiani stanno cominciando a capire forse solo ora a chi semmai non affidare il proprio futuro, ma continuano a brancolare nel buio su chi debba subentrare e per fare esattamente cosa. Bel problema! Insomma gli Italiani si stanno sicuramente interrogando, in qualche modo, sulle persone a cui affidare il prossimo governo del Paese, senza, tra l’altro, riuscire a trovare una risposta che sia ancora soddisfacente e convincente, ma non stanno cercando di capire quali scelte il Paese dovrà operare nei prossimi mesi ed anni per risollevarsi, per rinascere.
E’ questo l’aspetto che suscita le mie maggiori preoccupazioni. Perché?
E’ semplice. A mio avviso la questione andrebbe sostanzialmente rovesciata: forse bisognerebbe domandarsi prima che cosa sarebbe opportuno fare per, poi, capire e scegliere chi potrebbe rappresentarci.
In questo caso l’Italiano tornerebbe ad essere un cittadino che partecipa, che segue, controlla e che sceglie consapevolmente i propri amministratori, condivide le loro azioni e, in caso contrario, li solleva dall’incarico. Invece, stiamo camminando per la stessa strada, seguendo la stessa direzione, così ci troveremo per l’ennesima volta a delegare la soluzione delle questioni a singoli o a gruppi che, seppur nuovi, rappresenteranno un’alternativa più subita che scelta. L’uomo della Provvidenza è un sogno, un’utopia tutta italiana. E’ forse giunta l’ora che ce ne rendiamo conto e la smettiamo di lavarcene pilatescamente le mani e affidare tutto al miracolo che saprà compiere un uomo solo. Non possiamo attribuire all’Amministratore di un condominio la gestione e l’organizzazione dello stabile in cui si trova la nostra proprietà, senza mai controllare, verificarne l’operato, informarsi per capire se ciò che riferisce, corrisponde a verità, per poi stupirsi se ci sono ammanchi nel bilancio, se i frontalini cadono a pezzi, se il palazzo è sporco e abbandonato, se le fatture a fornitori e ditte non sono state pagate e chissà cos’altro.
Ci è richiesto un cambio di prospettiva, anzi un vero e proprio rovesciamento per non proseguire in questa lenta agonia fino al disastro. Dobbiamo, insomma, tornare a scegliere noi, a decidere noi su ciò che ci riguarda. Cosa conviene fare? Ristrutturare la facciata? Cambiare l’impresa delle pulizie? Solo così possiamo chiarirci e capire chi vogliamo, a che genere di uomini vogliamo affidarci e per raggiungere quale obiettivo e senza aspettarci soluzioni lampo e miracolistiche. Semmai siamo noi che dovremo compiere il miracolo di trasformarci e ritornare ad essere uomini e donne consapevoli e responsabili del proprio Paese e del proprio futuro. Altrimenti ci troveremo sempre nella condizione di dover accettare l’alternativa che ci viene offerta, non di scegliere l’alternativa che ci serve.
Ma saper sceglier e decidere richiede senso di responsabilità, energia, una discreta quantità di energia per capire la sostanza dei problemi, per poter operare delle scelte consapevoli. In fondo sapere è bello, ti dà sicurezza, soddisfazione, ti gratifica, ti rende forte e libero.
Quando le persone sono informate correttamente sulle situazioni, sui fatti, alla fine fanno sempre la scelta giusta. Ho avuto modo di sperimentarlo di persona. Invece, oggi il più delle volte le persone scelgono senza sapere, o avendo mezze informazioni o peggio false informazioni. Ma questo è proprio il punto: Come fare per essere veramente informati? Oggi l’informazione che ci viene somministrata è drogata, viziata, manipolata e l’italiano non ha tempo, né voglia di capire al di là di quello che gli viene propinato e scodellato attraverso i canonici mezzi di comunicazione o spesso non sa come fare. E così accetta, crede, si fa condizionare in maniera, a volte, anche palesemente incredibile e insostenibile da chi orienta, controlla, nasconde, brandisce la lama giustizialista e manipolatrice dell’informazione. Quando ci si domanda, allora, cosa fare, in cosa sperare, per cosa impegnarsi, questo deve essere il punto di partenza, lo start-up imprescindibile per una società democratica: riacquistare il diritto all’informazione vera, contribuendo alla sua diffusione in prima persona. Impegnarsi nella ricerca della verità, della conoscenza dei fatti per quello che effettivamente sono è un’operazione onerosa, faticosa e a volte anche dolorosa, ma è una bella, autentica operazione di libertà. Tutto quanto sta accadendo e potrà accadere, non dovrà accadere senza di noi. La vicenda elezioni, l’inadeguatezza e la pericolosità dei partiti, il futuro dell’euro, la crisi economica dovranno essere vissuti come stimoli, spunti di ricerca, opportunità di rinascita della democrazia, altrimenti continueremo a non capire e a subire. E se non capisco e non conosco la sostanza dei problemi che mi riguardano, come potrò difendermi? Come potrò fare la scelta giusta? E’ in questo il valore della conoscenza, della cultura, dell’informazione, nella libertà e nella sicurezza che mi consentono di acquistare. Abbiamo perso di vista il valore autentico della parola “libertà”. Finché un uomo pensa, egli è libero (Ralph Waldo Emerson) e quindi chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire (Aristofane). Invece, abbiamo abdicato a questo senso di libertà in nome di un illusorio diritto a fare quello che ci pare senza rispettare più normali ed elementari regole di convivenza civile ed è questa la società che, divenuti soggetti passivi, acritici, egoisti, abbiamo contribuito a realizzare. E perchè stupirsene ora? Ecco le ragioni del nostro piccolo progetto – LIB21 -, messo in piedi con la voglia di partecipare, di conoscere, di riappropriarci della nostra dignità e della nostra libertà di cittadini e di uomini liberi, per poter camminare coraggiosamente consapevoli e forti verso il futuro che ci aspetta. Ci piacerebbe farlo tutti insieme. Insieme a tanti altri che condividono o vogliono condividere l’idea che informarsi sia veramente una bella e irrinunciabile scelta di libertà.