Un Natale di ipocrisie per l’Italia e l’Europa
dalla Redazione di Lib21 –
Lettera da Lampedusa all’Italia e all’Europa
Questa lettera scritta dal neosindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, indirizzata all’Italia e all’Europa e presentata a Roma il 20 dicembre scorso in un incontro al teatro Ambra della Garbatella, sta circolando nella rete perchè ha smosso la coscienza di qualcuno che l’ha ascoltata. Ed ha raggiunto questa mattina anche la posta elettronica della nostra redazione, accompagnata da un commento “Credo valga la pena di scrivere a questa donna e farle sentire che non è sola!”.
Non credo sia solo questo che chiede il sindaco Nicolini, che sta già affrontando da sola, come gli stessi abitanti di Lampedusa, una quotidiana emergenza umanitaria per i continui sbarchi di immigrati disperati e per il pietoso recupero delle salme che il mare restituisce. Ma sopportare che tutto ciò accada tra l’indifferenza generale della gente del proprio Paese e dell’Europa, premiata quest’anno per colmo d’ironia con il Nobel per la Pace, è avvertito veramente come inaccettabile. C’è nella parole di questa donna, in qualità di rappresentante delle istituzioni e di cittadina italiana ed europea, il disagio e il disonore di appartenervi, se le istituzioni hanno perso ogni senso umanitario, ogni attenzione per l’uomo in sè stesso. Sono vuote, come vuoto è quello che circonda gli abitanti di questo avamposto che partecipano e s’impegnano con compassione per accogliere chi sfida la morte alla ricerca di una vita semplicemente più dignitosa.
Lo sdegno del sindaco è un rimprovero senza appello per denunciare cosa siamo diventati.
Che ciò arrivi in un periodo di festa tra un rincorrersi, spesso stereotipato, di auguri e artificiosa bontà, fa avvertire con maggior stridore i livelli di ipocrisia raggiunti dalla nostra società del benessere, a cui ci sentiamo orgogliosi di appartenere.
Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a
maggio 2012, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di
persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è
una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.
Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della
provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme,
perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma
rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia
isola?
Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere
considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per
esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini
di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio
che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono
stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga
superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.
Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti,
sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel
della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una
vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea
sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi,
se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è
tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare
debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa
tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio
ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano
vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi,
come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime
motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha
invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono
però efficacemente utilizzate pe r sequestrare i nostri pescherecci, anche
quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.
Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze
preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umani
aqueste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.
Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i
telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato.
Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato
durante una vacanza.
Giusi Nicolini