di Salvatore Aprea –
La fusione fredda per i suoi sostenitori é una reazione nucleare senza i problemi tipici della fissione (uranio, scorie, radioattività), molto economica (poche centinaia di euro) e assai promettente sul piano energetico. Produce energia sotto forma di calore, grazie a reazioni di fusione nucleare tra atomi di metallo e idrogeno a bassa temperatura e pressione, senza residui nè emissioni radioattive. Se questa tecnologia dovesse avere successo, una volta diffusa, non avremmo più bisogno di combustibili fossili con inimmaginabili conseguenze politiche ed economiche. Eppure, da ormai oltre 20 anni, tutto é ancora avvolto da un alone di mistero e da resistenze in parte incomprensibili. La fusione fredda esiste? È la soluzione ai tanti problemi energetici del pianeta, come alcuni credono? Le prove sono ancora incomplete, anche se il fenomeno su cui è basata, la cosiddetta LENR (“reazioni nucleari a debole energia”), ha ormai molti riscontri. Per i suoi sostenitori si tratta di una reazione nucleare senza i problemi tipici della fissione (uranio, scorie, radioattività) e molto economica (poche centinaia di euro). Una teoria, sviluppata dal fisico italiano Giuliano Preparata negli Anni ’90, spiega il fenomeno ma finora non è stata accettata dagli scienziati tra le teorie “ortodosse”. La fusione fredda produce energia sotto forma di calore, grazie a reazioni di fusione nucleare tra atomi di metallo e idrogeno a bassa temperatura (da 40 a 1.000 °C) e pressione, senza residui né emissioni radioattive e fu scoperta e annunciata al mondo nel marzo del 1989 da Martin Fleischmann, Stanley Pons e Steven Jones. Già alla fine dell’89, però, arrivarono le stroncature della maggior parte degli scienziati: non si trattava di fusione nucleare perché occorrono milioni di gradi come nel Sole e pressioni straordinarie e non era un metodo perché non replicabile in laboratorio. Si trattava insomma di un grossolano errore, forse addirittura di disonestà di scienziati a caccia di gloria. In realtà gli esperimenti degli ultimi 20 anni hanno messo a tacere buona parte delle critiche. La fusione fredda è oggi replicabile e comporta quasi sicuramente una reazione nucleare, sia pure ancora non del tutto spiegata, molto promettente sul piano energetico. Eppure tutto è ancora avvolto da un alone di mistero e da resistenze in parte incomprensibili. Il video in questo articolo – un’inchiesta di Rainews 24 – é in proposito molto indicativo. I misteri della Nasa Anche la Nasa si è dedicata alle ricerche sulla fusione fredda, ma con comportamenti apparentemente stupefacenti. Da un lato gli esperimenti sembrano confermare l’esistenza di fenomeni “energetici” non ben compresi, dall’altro le relazioni sugli esperimenti sono state per molti anni nascoste o almeno rese molto difficili da trovare. Negli archivi Nasa, il più vecchio documento online sulla fusione fredda risale al dicembre 1989 e nel titolo riporta le parole “cold fusion” (fusione fredda) e l’oggetto del test. Nel testo il responsabile della ricerca Gustave C. Fralick, partecipante dall’89 a diversi studi nel settore, metteva in risalto la produzione di calore in eccesso, utilizzabile per riscaldare l’acqua o produrre elettricità, e l’assenza di residui radioattivi. Due osservazioni verificate e confermate in test successivi eseguiti dalla stessa Nasa e in altri laboratori. Era di fatto una conferma alla scoperta di Fleischmann e Pons. La strada da fare poteva essere ancora lunga, ma la prospettiva era quella di potere avere energia abbondante con poca spesa e senza pericoli ambientali. La pubblicazione del documento negli archivi della Nasa, però, è avvenuta solo vent’anni dopo, nell’aprile del 2009! Le date sono registrate sulla scheda online del documento. Non si sa se ambienti scientifici ne fossero a conoscenza prima del 2009. Stessa sorte per un altro documento sulla replicabilità dell’eccesso di calore, datato febbraio 1996 e pubblicato nel maggio del 2008. Curiosamente, per entrambi i documenti è sparita “fusione fredda” tra le parole chiave usate per archiviarli. E oggi? La diffusione di documenti di questo tipo avrebbe mutato la sorte della fusione fredda? Forse no o forse avrebbe accelerato investimenti e ricerche che comunque non si sono arrestate. Lo scienziato Brian Ahern, dell’Ames National Laboratory parlerà in questi giorni dei risultati e della sua teoria sulla fusione fredda/LENR a New York. Ahern ha affermato di essere rimasto folgorato da una tecnologia di ordine superiore “… che avvincerà anche gli avversari più accaniti della LENR”. I gruppi che stanno cercando di portare la fusione fredda/LENR sul mercato sono almeno quattro. Ci sono anche la “Defkalion Green Technologies”, che ha annunciato la prossima presentazione dei propri prodotti, Francesco Piantelli, un pioniere le cui ricerche sono ancora in corso, e soprattutto Rossi e Focardi con l’E-Cat. E-cat: il futuro dell’energia pulita e illimitata? L’E-Cat (catalizzatore di energia) è un misterioso dispositivo che, sfruttando la fusione fredda, produrrebbe energia termica in quantità superiore (da 6 a 30 volte secondo Rossi) all’energia necessaria a mettere in funzione il suo “motore”. Il sistema richiede nichel e idrogeno, producibili in quantità illimitate, essendo il nichel uno dei componenti del nucleo terrestre e l’idrogeno ottenibile dall’acqua. Per il fisico italiano Sergio Focardi – che ha studiato e sviluppato dal 1992 l’applicazione utilizzata nell’E-Cat – siamo in presenza di una reazione nucleare per i seguenti motivi: 1) nel corso del processo i componenti originari, nichel e idrogeno, si “trasformano” producendo rame; 2) la quantità di energia che si libera nel processo è assai più elevata dell’energia delle reazioni chimiche e richiede che sia avvenuto un processo nucleare; 3) durante il processo, il sistema emette raggi gamma (schermabili con piccoli spessori di piombo) che sono la firma di un processo nucleare. Il 28 ottobre scorso in un container alla periferia di Bologna Rossi ha presentato una mini centrale termica da un MegaWatt composta da 107 E-Cat che avrebbe operato senza forniture energetiche per 5,5 ore, fornendo secondo il suo inventore 2.635 kiloWattora. Nessun osservatore ha però avuto accesso ai dettagli tecnici della prova nonostante le attese che hanno portato a Bologna scienziati, professionisti, forse anche potenziali partner da Francia, Svezia, Cina, Russia, Usa e persino i cronisti di Associated Press e FoxNews. La dimostrazione era organizzata a beneficio di un ignoto cliente che al termine dei test, secondo Rossi, si sarebbe dichiarato soddisfatto dei risultati e avrebbe acquistato l’impianto. Se l’accordo venisse confermato Rossi potrebbe avere le risorse per sbloccare il contratto col Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, che per avviare lo studio di ciò che avviene all’interno dell’E-Cat aveva chiesto 500.000 euro. Allo sviluppo della tecnologia e alla ricerca sulla fisica dell’E-Cat potrebbe anche collaborare l’Università svedese di Uppsala, mentre la produzione avverrà negli Usa dove la società di Rossi, la Leonardo Corporation, farà da capofila anche alla struttura commerciale e già pare accetti preordini per un impianto a fusione fredda da 10 kiloWatt a un prezzo di 4000 euro. Ricerche top secret Perché tutti questi misteri? Perché anche gli scienziati hanno la bocca cucita? Il professor Loris Ferrari, fisico teorico all’Università di Bologna, dice di essere “vincolato da un accordo di riservatezza”. L’obiettivo di Rossi per l’E-Cat é ottenere il brevetto internazionale, che però potrebbe non arrivare, avendo fornito solo un progetto di massima del suo reattore. Per quale motivo? L’inventore non vuole rischiare che qualcuno rubi la sua tecnologia. Una volta depositati all’ufficio brevetti, i progetti sono pubblici ed è convinzione diffusa che l’idea di Rossi sia così semplice che una volta scoperta chiunque potrebbe riprodurla. C’è poi chi sostiene che abbia solo trovato il modo per combinare in modo efficace tecnologie note: per costoro l’E-Cat non é brevettabile, così come non si può brevettare una bicicletta. Se questa tecnologia dovesse avere successo, una volta diffusa non avremmo più bisogno di combustibili fossili con inimmaginabili conseguenze politiche ed economiche, sicché qualunque gioco sporco è possibile. Tornano in mente i tentativi tra l’Ottocento e il Novecento di Thomas Edison di difendere i propri forti interessi nella distribuzione della corrente continua negli Stati Uniti, screditando George Westinghouse e Nikola Tesla che proponevano un sistema di distribuzione a corrente alternata. Nella “guerra delle correnti elettriche” Edison non si fermò di fronte a nulla: oltre alla folgorazione in pubblico di gatti, cani, bovini e cavalli e dell’elefante Topsy nel 1903, svolse un ruolo non indifferente nel fare adottare nel 1890 la sedia elettrica a corrente alternata come mezzo per le esecuzioni capitali. Come allora, si prospetta una lunga battaglia senza esclusione di colpi.