di Dafne Chanaz –
Questa volta, vi presento il cugino ecologico della gassosa, una bevanda dal sapore delicato, dissetante, avvincente, che in passato veniva anche chiamata “lo spumante dei poveri”.
Osservate la campagna, in questa stagione, e non potrete fare a meno di notare dei cespugli costellati di “ricottine” bianche… sono le infiorescenze ad ombrella del cespuglio di Sambuco, una bellissima pianta dotata di eccellenti proprietà antiallergiche, antireumatiche, sudorifere, sfiammanti e depurative. Ecco quindi un altro abitante dei nostri paesaggi che passa inosservato ai più. Io l’ho scoperto andando a fare un’escursione a Bomarzo con un’amica tedesca. Sul sentiero che sale verso il parco, gli alberelli erano carichi di ombrelle fiorite, e non appena li vide la udii esclamare: “Ulunda!”. Subito, formò una borsa con il foulard e prese a raccoglierne freneticamente. Una volta a casa, preparò una bevanda deliziosa che gustammo per giorni. Un anno dopo, mentre mi trovavo al raduno della Rete Italiana Villaggi Ecologici, ecco che ritrovai la stessa bevanda, questa volta però era fermentata. Qualcuno aveva portato tante bottigliette del medesimo succo profumato, che magicamente al momento di aprirsi facevano “psss….t!” così, per combattere la calura ci gustammo questa favolosa sprite dal sapore di fiori.
Adesso è di nuovo primavera, ed eccomi con voi, ad indagare su questi misteri per condurvi sul magico sentiero della pianta di sambuco. In realtà in tedesco si chiama Holunder, questa parola significa “Albero di Holda”, e Holda secondo le credenze medievali è una fata dai lunghi capelli dorati che vive in questi alberi. Caro anche ai celti per le sue proprietà, questo alberello ha a lungo destato il rispetto dei contadini dell’Europa centrale, che solevano levarsi il cappello quando gli passavano vicino. Mentre con le sue bacche in autunno si prepara un liquore, con i fiori (disponibili da aprile a giugno), oltre alla deliziosa bevanda dall’aroma totalmente primaverile ed un pochino aspro che vi illustrerò, si preparano delle frittelle di San Giovanni il 24 Giugno: vengono passati nella pastella, fritti in olio di oliva e dolcificati con lo zucchero vanigliato. Il loro infuso invece, unito al tiglio, si usa come tisana serale per favorire il sonno dei bimbi .
È molto strano perché ad oggi in tutta Italia ci sono solo pochissime famiglie in grado di preparare la “sprite di sambuco”, una di queste ha un agriturismo in Liguria e mi ha gentilmente svelato la sua ricetta, (http://www.lasereta.it/index.php/agricoltura-a-allevamento/sambuchino) che ho combinato con le indicazioni della mia amica tedesca e vi riporto passo passo.
Ricetta per 10 litri di “Sambuchino”, o “Sprite di Sambuco”, o “Gassosa di Fata Holda”, o “Spumante dei poveri”:
Ingredienti
5 limoni non trattati possibilmente raccolti di fresco
10 litri di acqua filtrata o decantata o di fonte
2 baccelli di vaniglia
1 chilo di miele di acacia
1 pochino di alcol buongusto per la sterilizzazione
1. recatevi in un bel parco a raccogliere una busta piena di fiori, riempitela più che potete
2. rientrate a casa e preparate una bacinella con 10 litri di acqua che lascerete decantare o filtrerete con la brocca
3. raccogliete 5 limoni non trattati e fateli a fette sottili
4. unite i limoni, il contenuto dei baccelli di vaniglia, l’acqua, il miele ed i fiori (che scuoterete bene per eliminare gli eventuali insetti)
5. coprite con un canovaccio pulito che fisserete con delle mollette
6. rimediate delle bottiglie con il tappo a vite (io ho preso quelle dei succhi di frutta al bar, me ne sono servite 70 da 200cl, potete prenderne 10 da 1 litro sarà più facile, devono essere solide per non scoppiare durante la fermentazione), lavatele bene
7. per sterilizzare le bottiglie, versatevi dentro un po’ di alcol buongusto, chiudetele, agitatele forte, poi passate l’alcol nella bottiglietta seguente e tappatele, proseguite fino all’ultima bottiglia
8. dopo 24 ore di macerazione, con un colino ampio, pescate i fiori il limone ed i baccelli
9. inserite nella prima bottiglia un imbuto foderato di stoffa
10. con un pentolino dotato di manico e beccuccio, prendete il liquido e versatelo nell’imbuto: la stoffa lo filtrerà. Tappate la bottiglia e riponetela in un luogo fresco e buio per 1 mese.
Quando lo consumate, pensate a ringraziare chi ha conservato questa tradizione e ce l’ha tramandata, ovvero l’azienda agricola La Sereta in provincia di Genova, che trovandosi poi vicino alla storica via delle spezie, ci ha aggiunto l’azzeccatissima variante della vaniglia. E pensate ai nostri nonni più poveri, che usavano berla per rinfrescarsi a luglio o ad agosto, appena ultimata la fermentazione, mente erano intenti al lavoro di mietitura.