Un altro lavoro è possibile.
Mentre il governo vara tagli indiscriminati che colpiscono i ceti più svantaggiati, un’azienda globale conclude con i sindacati un accordo che va controcorrente.
Il lato buono della globalizzazione.
Un accordo che premia la professionalità e che prevede misure avanzate di welfare per le famiglie
Attenzione, nel trattamento e negli scatti, alla professionalità e alle capacità delle persone, valorizzazione delle eccellenze, 2.000 euro di aumento medio lordo in tre anni, un premio aziendale fino a un tetto del 22% del salario lordo annuo di riferimento. E, piatto forte, un welfare anti-finanziaria: aumento della quota versata dall’azienda nel fondo pensione integrativo, polizza assicurativa sanitaria, facilitazioni e partecipazione aziendale per gli asili nido, facilitazioni per la maternità e la paternità, abbonamenti ridotti a bus e treni in nome dell’ambiente e strada tracciata per discutere su altri argomenti, come buoni libro e borse di studio per i figli dei dipendenti.
E’ il nuovo contratto aziendale della Gucci, firmato in piena estate da Filctem Cgil, Femca Cisl e Ugl per i 1.200 dipendenti Gucci di Scandicci (Firenze), mentre il Paese discuteva di manovre e tagli. Rinnovato con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale, e in controtendenza con quanti a fatica si fanno – e talvolta non si fanno – per tutelare produzione e posti di lavoro, l’accordo che premia le risorse, persegue il benessere in azienda con un occhio alla famiglia e al territorio piace all’impresa, alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori. “Abbiamo fatto un grosso lavoro di aggiornamento e innovazione – dice Giovanni Gambino, delegato storico della Femca/Cisl – che i lavoratori hanno apprezzato”. L’aggiornamento, spiega Gambino, è consistito soprattutto in un complesso lavoro di revisione dei ruoli, fatto con esperti e commissioni paritetiche, mentre la novità è da ricondurre alla costruzione di una “cartella welfare” in cui riunire vecchi e nuovi benefits per le risorse umane.
Fra i punti chiave del nuovo contratto triennale la definizione delle nuove modalità di erogazione del salario variabile, già presente dall’accordo del 1996, che riconosce e premia i contributi dei singoli in base al raggiungimento degli obiettivi individuali e di team, in armonia con quelli aziendali, e la conferma di una commissione paritetica cui spetta di rendere concreta e trasparente l’attuazione degli obiettivi: valorizzare con pacchetti di formazione e attraverso l’inquadramento, dove il ruolo ha soppiantato la vecchia mansione, il rapporto con i collaboratori; promuovere il benessere in azienda; migliorare la produttività e motivare le persone anche mediante un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata. Ed ecco la convenzione con l’asilo nido di Scandicci, pagato in parte dall’azienda, gli impegni per facilitare maternità e paternità con l’adozione del part time oltre le modalità previste dal contratto nazionale, la polizza sanitaria aziendale, l’aumento di 1/8 di punto percentuale annuo per 4 anni (totale 0,50%) della quota aziendale Previmoda, oltre al 1,50% previsto per legge. C’è anche l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia ambientale attraverso abbonamenti ridotti a bus e treni. Inoltre, l’impegno a valutare la possibilità di utilizzo del telelavoro, sussidi e bonus per le esigenze personali dei lavoratori, mentre è tracciata la strada per l’introduzione di borse di studio e buoni libro per le scuole medie e l’università. Allo studio anche la possibilità di estendere gradualmente parte dei benefit ai dipendenti di altre società della filiera Gucci in Italia, anche commerciali.
Un contratto così generoso ben si spiega per un’azienda rivolta a mercati del lusso, in prevalenza asiatici, che nell’attuale polarizzazione dei consumi meno di altre conosce la crisi: nel primo semestre 2011 i profitti sono aumentati del 32,6%, le vendite del 21% e i negozi sono diventati 345 nel mondo. Ma c’è anche uno stile di relazioni sindacali “che fa di Gucci un’azienda a sé, che ha bisogno della contrattazione e ne sa cogliere gli aspetti positivi, attraverso un tavolo partecipativo permanente con le Rsu” – afferma Giovanni Rizzuto, segretario generale della Femca provinciale, che parla di “fermento e dialogo continuo, una sorta di work in progress”, spiegando anche che l’accordo Gucci è qualcosa di più di un contratto aziendale. Cresciuto nel tempo, accoglie al suo interno le disposizioni e le norme del contratto nazionale di categoria, che implementa, innova e arricchisce con le acquisizioni del secondo livello. Un modello nato nello stabilimento di Scandicci dove Gucci, da qualche anno rilevata dal colosso francese Ppr con tutti i marchi prestigiosi che costituivano l’omonimo Gruppo, oggi Ppr Luxury Group, mantiene la testa e la produzione della pelletteria.
Conquiste del Lavoro, 5 ottobre 2011