Bye, bye, Colosseo! Con la cultura affari d’oro, ma per chi?
La cultura in Italia tra tagli dello Stato e porte aperte ai privati
Le attuali casse del ministero dei Beni culturali sono a secco (con i tagli effettuati si sono ridotte appena a 1 miliardo e 400 milioni di euro circa, cioè circa lo 0,2 del PIL nazionale rispetto alla media europea di 1,4) e allora si incoraggiano i privati a sostenere progetti per effettuare onerosi lavori di restauro. Nulla questio, se non fosse che a volte l’incoraggiamento rischia di trasformarsi in una vendita ai “saldi” di fine stagione.
Così dopo i 25 milioni di Diego Della Valle destinati al restauro integrale del Colosseo, sono in arrivo da una società giapponese, la Yagi Tsusho Ltd, 1 milione di euro per la Piramide Cestia sulla base di accordi di sponsorizzazione. Questa soluzione, auspicabile in diversi casi per la salvaguardia e la promozione dei beni culturali del nostro Paese, nasconde in sé non poche insidie: la tipologia e l’entità dei diritti di esclusiva concessi al privato e il rischio conservativo delle opere che potrebbero essere affidate a mani inesperte e non qualificate per l’esecuzione dei lavori.
Per il Colosseo un restauro a “peso d’oro” ….
Per l’accordo di restauro del Colosseo tra il Ministero dei Beni Culturali, il Comune di Roma e la Tod’s di Diego Della Valle, firmato nel mese di gennaio di quest’anno, si è parlato quasi in termini di “vendita” dell’ Anfiteatro allo sponsor. La generosa sponsorizzazione potrebbe rivelarsi, infatti, un affare colossale senza precedenti per l’imprenditore della Tod’s. Per questo motivo la UIL ha presentato il 18 marzo scorso un esposto alla magistratura e alla Corte dei Conti, contestando che “di fatto” la maggior parte dei diritti circa l’utilizzo del Colosseo sono stati ceduti a un privato, «affinché si accertino eventuali responsabilità erariali e ipotesi di reato».
….e un accordo senza precedenti “di sfruttamento esclusivo”
In cambio del finanziamento, infatti, lo Stato avrebbe ceduto a Della Valle una serie di diritti “d’oro”: dalla deducibilità fiscale alla possibilità, per tutto il tempo dei lavori e per i due anni successivi al loro completamento, del diritto esclusivo di utilizzare l’immagine del celebre anfiteatro sotto orma di “logo” per un’associazione “Amici del Colosseo” che sarà allo scopo istituita. La stessa associazione, tra l’altro, conserverà tali diritti per ben 15 anni, eventualmente prorogabili. Leggendo il testo dell’accordo si può comprendere meglio la portata di queste concessioni: – esclusiva per l’utilizzo di marchio, logo e altri segni distintivi raffiguranti il Colosseo, utilizzati senza limitazione territoriale alcuna sia in Italia che all’estero; – possibilità di sfruttamento «in esclusiva» delle «immagini anche fotografiche e delle sequenze di immagini in movimento» che riproducono «lo svolgimento dei lavori di restauro e il logo»; – realizzazione e utilizzazione di «materiali, anche multimediali, tridimensionali e animati», «pubblicazioni editoriali, elettroniche e di qualsiasi altra natura» sugli «interventi eseguiti al Colosseo», potendo inoltre «concludere contratti con terzi aventi ad oggetto tali realizzazioni»; – rinuncia del Commissario e della Soprintendenza a tutti i diritti di sponsorizzazione, incluso quello a fini promo-pubblicitari dell’immagine del Colosseo.
Svendita ai privati: un ulteriore spreco delle risorse
La prima immediata conseguenza ha visto il Ministero dei Beni culturali, interpellato dalla Volkswagen nelle scorse settimane per l’autorizzazione a svolgere una campagna promozionale dei propri prodotti, mediante il pagamento di un importo variabile tra 500mila e 1,5 milioni di euro, costretto a non poter accettare la proposta in quanto in base all’accordo stipulato il 21 gennaio “di fatto” i diritti circa l’utilizzo del Colosseo sono stati ceduti alla Tod’s. Sarà probabilmente questa a dover concedere l’autorizzazione e a beneficiarne. Ma l’accordo prevede anche l’adozione del marchio Tod’s sul retro dei biglietti di ingresso al monumento (che valgono anche per accedere ai fori) e sui tendaggi che ricopriranno gli archi di tutto il primo ordine. Invece, il marchio del Colosseo potrà finire sui prodotti delle aziende di Della Valle. L’imprenditore inoltre potrà far accedere gratuitamente al monumento piccoli gruppi di persone e dal momento che Della Valle è socio assieme a Luca Cordero di Montezemolo, Giovanni Punzo e i francesi di Sncf, nella NW (Nuovo trasporto viaggiatori) che dal prossimo settembre sfiderà Trenitalia nell’alta velocità ferroviaria, è facilmente ipotizzabile che possa fare delle offerte ai turisti: biglietto per Roma con ingresso e visita al monumento compresi nel prezzo. Insomma la Uil, considerata «l’esclusività concessa e la durata superiore ai 15 anni con un piano di comunicazione e di commercializzazione spendibile in tutto il mondo», ritiene che gli introiti potranno essere di gran lunga superiori ai 200 milioni di euro, a fronte di un investimento di soli 25 milioni. D’accordo promuovere il mecenatismo, ma cedere tutti i diritti e guadagni in cambio di una manciata di milioni non costituisce un ulteriore spreco delle proprie risorse artistiche, paragonabile a quello di non manutenerle e valorizzarle? A questo si aggiunga che l’ARI, Associazione dei Restauratori Italiani, ha denunciato il rischio di interventi affidati esclusivamente a grandi e medie imprese edili, che impiegano operai non specializzati senza alcuna competenza in restauro, a cui sarà affidato il delicatissimo compito di effettuare lavori sul più importante monumento romano. Se allora con la cultura qualcuno si arricchisce, a questo punto è lecito domandarsi perché non dovrebbero essere il Paese e i suoi cittadini?