Il futuro è incerto, come il presente. Lo avevamo dimenticato. Avevamo dimenticato che l’uomo convive da sempre con le pandemie e che ancora oggi in varie parti del mondo lotta quotidianamente per sopravvivere a mille insidie. Il coronavirus ha azzerato le nostre sicurezze. Anche per noi occidentali è finito quel periodo di pace e di prosperità senza precedenti che durava dalla fine della seconda guerra mondiale.
Anche noi siamo tornati ad essere fragili, indifesi e molti di noi anche più poveri. Il nostro stesso modo di vivere è stato messo in discussione, improvvisamente privati della nostra libertà, isolati rispetto agli altri esseri umani, abbiamo scoperto una paura nuova e sconosciuta di cui l’altro, suo malgrado, è diventato portatore.
Ora si prova a porre fine all’isolamento, cercando di riconquistare passo dopo passo quella Normalità azzerata per settimane. Improvvisamente non sappiamo più nulla, nemmeno quale Normalità ci aspetta. E’ proprio l’incertezza la matrice della nuova Normalità, con cui i governi, le comunità, noi stessi ci troveremo a misurarci. Stiamo cominciando già a modificare le abitudini, a rimodellare i rapporti sociali, a sperimentare nuove forme di lavoro e forse di relazione con l’ambiente senza comprendere ancora né la portata, né i contorni di questa nuova realtà.