di Emma Tagliacollo e Rossella Aprea
Le parole sono il tema di questi giorni di isolamento e di riflessione. Parole vomitate, dette a raffica, ripetute, confuse, disorientanti, ambigue, contraddittorie, arroganti, incoerenti, rinnegate, false, vuote. E parole interrotte, frammentate, distanziate, brevi, intense, autentiche, dure come sciabolate, secche, pesanti come macigni, tenere e pietose, dolorose, umide, squassanti, coraggiose, semplici, dirette, limpide, luminose, piene. Parole udite incessantemente e lette o dette ovunque sulla stampa, sul web, per le strade. E invece l’isolamento ci ha posto in una condizione di interruzione, di sospensione, di silenzio, di ascolto di altre parole, non quelle che arrivano dall’esterno, anche in maniera arrogante e volgare, urlate e imposte, ma quelle che emergono da noi stessi, dalla nostra anima, dal nostro io profondo. Parole piccole, brevi, intense, fragili, vere, profonde e pure. Quelle che la nostra anima sa pronunciare o quelle che altri hanno scritto e che risuonano meravigliose e armoniose dentro di noi. Le parole che ci servono. Ci siamo interrogate su quali siano i temi urgenti emersi durante il lockdown e di cosa vogliamo sentir parlare dopo il tempo del silenzio e quello della paura. Per questo abbiamo deciso di prendere posizione con un abbecedario post pandemia.
Pensiamo di aver bisogno di poche parole, chiare poiché il mondo cambia quando comincia a cambiare il linguaggio. Un uomo cambia quando comincia a cambiare le parole che usa. Tutto comincia dalla parola, dal segno che si fa vivo, che diventa materia, corpo, vita.
Poche parole scelte, come quelle che un poeta sa distillare e raccogliere in una poesia. Le parole che ci vengono a trovare, che vogliono trovare ascolto, che sono frecce scoccate nel bersaglio. Abbiamo bisogno di essere colpiti da parole che attraversino il frastuono dei rumori per centrare il bersaglio della nostra anima. Per questo abbiamo provato a cercarle e a vederle intorno a noi. Non è un esercizio semplice, ma è il primo passo per costruire un pensiero diverso. Non parole gettate, ma parole riemerse e pronte alla fioritura.
Le condividiamo con voi chiedendovi di partecipare alla riflessione in uno scambio creativo e vivo per ritrovare un linguaggio nuovo, un linguaggio di immaginazione e costruzione di un mondo diverso.
A – ABITAZIONE Il recente tempo passato, che abbiamo vissuto in lockdown, ci ha fatto sperimentare il distanziamento fisico fuori casa e il riavvicinamento fisico ed emotivo all’interno delle mura domestiche. (continua)
B – BENE E’ il grande assente nelle scelte politiche, nelle relazioni sociali, nelle attività economiche degli ultimi decenni, sacrificato sull’altare dell’interesse individuale ed economico capitalistico. (continua)
C – CREATIVITA’ «Solo una crisi, reale o percepita, produce un vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni che vengono intraprese dipendono dalle idee che circolano in quel momento». (continua)
D – DEMOCRAZIA I principi fondamentali della democrazia sono sempre più spesso comunicati e avvertiti come “pericolosi”, sia perché la democrazia aspira a porre tutti nelle medesime condizioni di partenza, sia perché stabilisce diritti e doveri egualitari. (continua)
E – ESSENZIALE Ci siamo resi conto, ad un tratto, che la nostra vita si compone di poche cose autentiche, di alcune condizioni irrinunciabili, come la salute, la libertà, le relazioni umane, la dignità del lavoro e di valori fondamentali quali la solidarietà, il coraggio, l’umanità, il sacrificio, la conoscenza. (continua)
F – FiDUCIA Ci siamo fidati e affidati in queste settimane ai politici, ai medici, agli scienziati, ai nostri vicini, a tutti, nessuno escluso, accettando l’isolamento e stravolgendo le nostre esistenze. (continua)
G – GLOCALIZZAZIONE La pandemia ha reso visibile la dimensione globale in cui viviamo e palpabile quanto ciò che accade in un’altra parte del mondo inevitabilmente ci riguardi e molto più di prima. Il virus non ha risparmiato nessun continente, nessun Paese, nessuna nazione. (continua)
H – HABITAT Anche se non ce ne siamo resi conto e non era nelle nostre intenzioni, il blocco dovuto alla pandemia ha ridato letteralmente ossigeno all’intero pianeta, e di conseguenza anche a noi che lo abitiamo. (continua)
I – IMMUNITA’ Il tempo pandemico ha rivelato tutte le nostre fragilità che sono state messe in scena, evidenziate, usate, in parte strumentalizzate. Essere immuni è solo apparentemente una forza (continua)
L – LAVORO Ci attende un periodo in cui il calo dei consumi e degli investimenti provocherà una grave contrazione economica. Il blocco delle attività produttive ha avuto e avrà effetti negativi che non è ancora possibile stimare con precisione. (continua)
M – MORTE Non ne parliamo mai, ma fa parte della stessa esistenza. La incontriamo, qualcuno di noi la schiva per un po’, poi diventa certezza. Provo terrore davanti a questa parola, al vuoto che porta con sé. (continua)
N – NORMALITA’ Il futuro è incerto, come il presente. Lo avevamo dimenticato. Avevamo dimenticato che l’uomo convive da sempre con le pandemie e che ancora oggi in varie parti del mondo lotta quotidianamente per sopravvivere a mille insidie. (continua)
O – OLIGARCHIA Mi mescolo tra la gente provando allo stesso tempo piacere e paura. Penso al quadro di Pellizza da Volpedo in cui viene rappresentato il Quarto Stato: un gruppo di uomini e donne avanzano verso di noi compatti, possiamo immaginare che stiano discutendo delle condizioni del lavoro, e in generale, di quelle della vita quotidiana (continua)
P – PUBBLICO Troppo facile liquidare questa parola accomunandola al solo “bene comune”. Credo che sia importante capire perché ce ne possiamo occupare e ritengo che parlare di “pubblico” abbia a che fare con la gestione del patrimonio comune (continua)
Q – QUALITA’ Dovremo ripartire da premesse nuove, diverse, uscendo dai consueti schemi: cercare la Qualità in ogni aspetto della nostra vita. La Qualità, come presupposto e obiettivo di valore, come le due facce di una stessa medaglia (continua)
R – RELAZIONI Gli equilibri delle relazioni tra le persone sono mutati, saranno forse rivisti e ricalibrati, siamo già passati a dare nomi differenti ai nostri rapporti interpersonali più stretti (ad esempio “congiunti” o “affetti stabili”) utilizzando un lessico che riguarda più la burocrazia che la famiglia, un linguaggio destinato più alla fine della vita che al suo scorrere. (continua)
S – SCUOLA La scuola a distanza ha evidenziato non solo le disparità tra gli allievi, ma anche tra i docenti. Bisogna essere franchi su questo: l’età elevata dei docenti, unita alla mancanza di alfabetizzazione digitale (sapere accendere la LIM non è sufficiente!), ha creato dislivelli negli istituti e tra i colleghi.(continua)
T – TEMPO Una rivelazione inattesa di questa pandemia è il Tempo. Abbiamo avuto Tempo per pensare e per renderci conto che è la lentezza a procurarci, concederci e donarci Tempo. Il Tempo esiste solo nel momento in cui ce lo prendiamo, ce lo concediamo. (continua)
U – ULTIMI A scuola, in classe, il mio posto era l’ultimo banco perché più alta di tutti. Confesso che non mi piaceva stare in fondo all’aula perché, a quel tempo, non mi rendevo conto di quanto quella posizione fosse vantaggiosa: potevo infatti vedere chiaramente tutte le dinamiche tra i compagni all’interno dell’aula. (continua)
V – VECCHIAIA È una parola che non si usava più. Non solo è offensivo e maleducato “dare del vecchio”, ma è anche poco politically correct. Insomma, si fa veramente una brutta figura a usarla, anche se possiamo sorridere quando diciamo o ci viene detto “Ok, boomer”. Essendo poi il tempo un gran signore, dalla parte dei vecchi ci si troverà prima o poi tutti. (continua)
Z – ZATTERA Sulla zattera ci troviamo in un instabile equilibrio. Marcella Backland, protagonista della serie “Marcella” su Netflix (terza stagione), incarna cosa significhi non avere una zattera, un sostegno nella propria esistenza che possa aiutarci a comprendere cosa è reale e cosa è partorito dalla nostra fantasia. (continua)