Ci attende un periodo in cui il calo dei consumi e degli investimenti provocherà una grave contrazione economica. Il blocco delle attività produttive ha avuto e avrà effetti negativi che non è ancora possibile stimare con precisione.
L’effetto catastrofico più immediato ha investito i servizi: vendite al dettaglio, beni immobili, istruzione, intrattenimento, ristorazione, turismo. Il tasso di povertà e disoccupazione sta crescendo in ogni Paese, facendo aumentare le disuguaglianze sociali. In questo scenario bisogna porre in agenda ai primi posti la questione del Lavoro e della sicurezza, dei salari e delle opportunità. Lo Stato, le aziende e la società dovranno agire collettivamente, pianificando la ripresa economica, ma non c’è dubbio che ancora una volta saranno i giovani ad essere i più penalizzati, destinati a restare disoccupati o chiamati a svolgere impieghi meno sicuri e meno qualificati.
Se non si è riusciti sinora a costruire un’economia solida, il dovere che ci attende è quello di assicurare dignità ai cittadini attraverso il Lavoro, soprattutto evitando di sfruttare e penalizzare ulteriormente i giovani. Attraverso una riforma del Lavoro, che non ne distrugga le tutele, ma le arricchisca e le concepisca in questa nuova situazione, sarebbe forse possibile lasciare alle nuove generazioni un’eredità migliore.