Qualità della vita in ambiente metropolitano
Ad Amburgo in agosto piove e fa freddo. Le guide turistiche avvertono che ogni tre giorni bisogna aspettarsene uno di pioggia. L’esperienza diretta di questa estate è un po’ diversa e dice che ogni tre giorni, forse, ci si può aspettare un po’ di sole. Niente di cui lamentarsi, siamo molto a nord, al limite dell’ultima propaggine della Germania verso la Danimarca e i paesi scandinavi. Siamo anche in una delle zone più ricche di commerci dell’intera Europa. Il porto di Amburgo da’ lavoro a 155mila persone il che, in un’epoca di meccanizzazione spinta e di automazione significa una dimensione fisica degli impianti portuali e un livello dei traffici veramente impressionanti.
Eppure di questa massiccia presenza non si riesce a farsene un’idea se non con una panoramica dall’alto o con i giri in battello che toccano una parte dei canali portuali o, meglio ancora, visitando il museo di Amburgo ricchissimo di una ricostruzione storica che fa perno sullo sviluppo del porto con plastici e proiezioni video su pannelli che ne emulano il gigantismo.
Il rispetto per l’ambiente si percepisce, si vede, si tocca con mano anche solo passeggiando nel nuovo quartiere di Hafen City che sta sorgendo dove prima iniziava il porto. Basta guardare l’acqua e rendersi conto che è stranamente pulita così come le strade della città d’altra parte. Basta far caso al traffico scorrevole, alla ricca offerta di trasporto pubblico, all’incredibile diffusione della bicicletta (con questo clima!). Insomma basta guardarsi intorno e vedere che sviluppo, rispetto dell’ambiente e convivenza civile possono andare perfettamente d’accordo.
Il rispetto della persona fa parte del modello sociale tedesco e si aggiunge agli stili di vita salutistici sempre più diffusi fra i giovani. La presenza degli alimenti bio è la normalità nei supermercati e la diffusione dei locali che servono solo zuppe vegetali, insalate e frutta smentisce lo stereotipo del tedesco divoratore di wurstel.
Niente di paradisiaco, ma tutto ciò che è lecito aspettarsi dalla normalità di un paese della parte più avanzata d’Europa. Anche qui ci sono problemi e si vedono per le strade con una presenza di alcolisti e di sbandati che non ci si aspetterebbe. Ci sono le disuguaglianze che anche la ricca Germania coltiva con cura con gli estremi segnati dai minijob e dai guadagni dei vertici delle imprese più ricche d’Europa. Luci e ombre come è ovvio che sia in un mondo reale.
Il rallentamento della crescita del Pil però qui non si vede e ilconfronto con l’Italia è vincente da tutti i punti di vista. Come si fa a mettere insieme uno stato sociale efficiente e generoso, un livello dei servizi pubblici ineguagliabile, un costo della vita uguale o inferiore a quello italiano, una facilità nel trovare lavoro e nell’avviare attività imprenditoriali e professionali, salari e stipendi più alti, un livello elevato dell’istruzione e della ricerca, apparati pubblici e burocrazie che svolgono la loro funzione? Noi non ci siamo riusciti, ma in Germania è la realtà.
Noi italiani ci danniamo l’anima da anni per stendere una coperta sempre troppo corta e dobbiamo rincorrere i tagli e i mille episodi di corruzione e di spreco mentre l’economia rallenta e la disoccupazione aumenta.
Qui, nella “rigorosa” Germania tutto si tiene e, se si fa la tara delle ingiustizie sociali del capitalismo (alle quali, per ora, non si sfugge) tutto il resto funziona.
Il gestore di un ristorante portoghese, ex ufficiale di polizia che si è trasferito qui con tutta la famiglia da poco più di un anno, pronuncia la sua sentenza che vale, a suo dire, per l’Italia e per il Portogallo:corruzione, legami personali, interessi di gruppo tagliano le gambe alle possibilità di sviluppo perché mortificano il merito che qui in Germania, invece, conta ancora molto. Qui lo stato funziona e le regole vanno rispettate, ma le persone che vogliono lavorare e che hanno capacità trovano più facilmente le strade per affermarsi eservizi pubblici e assistenziali sui quali si può fare affidamento.
Da qui si ha la netta sensazione che il rigore che la Germania vuole imporre nei conti pubblici dei paesi dell’UE non sia quello che la orienta al suo interno. Il vero rigore tedesco è una realtà molto più complessa e più ricca di quello che la versione da esportazione trasmette con la sua rozza logica semplificatoria come se meno deficit e meno debito dovessero automaticamente tradursi in più sviluppo e più qualità della vita. Più che rigore quello predicato dai parametri europei difesi dal governo tedesco è una scorciatoia scelta da chi considera già persa la battaglia e non ha più fiducia che un cambiamento vero possa arrivare.
La realtà della ricca Amburgo parla sì di rigore, ma di una società intera organizzata intorno ai concetti di dovere e responsabilità nell’intreccio tra poteri pubblici e comunità. Un intreccio forte fondato, non a caso, sulrispetto degli interessi generali e sul coinvolgimento dei cittadini nella cura dello spazio pubblico.
Qui non vale l’immagine dello specchio frantumato nel quale si riflette la vita di un’Italia che riconosce come legittima la prevalenza dell’interesse individuale su quello generale e la pratica con l’esempio della classe dirigente prima ancora che con l’emulazione popolare. In realtà l’emulazione popolare tende sempre ad imboccare la strada che le viene lasciata aperta dalle élite e fatica a tracciarne una propria. Così il senso civico è spesso più debole delle tendenze egoiste se questo è l’esempio che viene dall’alto.
Di rigore c’è bisogno, ma forse il dibattito dovrebbe farsi più serio e più profondo per dargli un senso.
Tratto da Civicolab