Conoscere il territorio per ritrovare la qualità della vita
Passeggiare non è solo un’azione ludica e spensierata, è un’azione che sperimentiamo giornalmente a ritmi differenti, sia nella città, nei suoi spazi pubblici, sia nei nostri luoghi privati, sia nei parchi, ma anche in luoghi sconosciuti.
E’ un’azione umana che ci lega al territorio e alla città, è una modalità di conoscenza, appunto inconsapevole, ma fondamentale e irrinunciabile, perché ci permette di conoscere quello che ci circonda tramite la fatica (dello spostamento) e la misura del nostro corpo. Ci riserva spesso delle sorprese.
Perché le “Passeggiate fuori porta”?
Le “Passeggiate fuori porta” sono un progetto che è nato all’interno di ambiti colti, quello degli istituti di ricerca (l’Istituto per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR di Roma e La Sapienza Università di Roma) proprio mentre cercavo di comporre, decodificare e fare mio il territorio dei Monti Lepini studiando la bibliografia specifica, disegnando le mappe che sintetizzassero il territorio e recandomi direttamente nell’area, scoprendo piccoli borghi il cui nome città sembrava appropriato, per nulla altisonante.
Quello dei Monti Lepini è un territorio frammentato con molte qualità: difficile poterlo unire in un unico testo o in un’unica mappa. Non lo si può semplificare, ma solo conoscere pietra per pietra, facendo propria ogni strada, relazionandosi con il paesaggio e infine mettendolo in rapporto con le grandi provincie quali Roma e Latina e con il macro sistema della Pianura Pontina.
In questo contesto sono nate le “Passeggiate fuori porta”, come spinta alla conoscenza. Ciò è stato possibile grazie alla mediazione tra l’ICVBC del CNR e l’IN/Arch Lazio, che hanno appoggiato l’iniziativa supportandola nel tempo.
Passeggiare per conoscere
Passeggiare e conoscere sono due verbi, due azioni che vanno insieme, uno supporta l’altra. Il loro fine comune, in questo progetto, è quello di creare una valorizzazione partecipata.
Con questa espressione, “valorizzazione partecipata”, si intende creare una nuova energia e un nuovo interesse intorno al bene culturale nella sua accezione ampia di centro urbano.
Il centro urbano è infatti un luogo complesso, molto indagato dalle scuole di Architettura e dagli specialisti di settore; è abitato dai cittadini, è visitato da tutti noi. Il centro urbano è sotto i nostri occhi e muta in modo continuo con lo svolgersi della storia che percepiamo come quotidianità.
La valorizzazione partecipata ha l’obiettivo di mettere il cittadino al centro, di riportarlo ad essere il consapevole protagonista del suo fulcro di vita: la città.
Il termine partecipazione è spesso abusato. Il suo significato è carico di un vario sottotesto che ci riporta storicamente alla ricerca di affermazione delle masse come individui, alla volontà di mutare gli equilibri tra cittadini e potere, tra sfere alte e basse della società. Oggi la partecipazione ha aspetti più pacifici, parte dal basso, coinvolge democraticamente tutti noi e rimette al centro la nostra biografia, inserendola nell’ampio contesto della cittadinanza.
Valorizzazione partecipata e qualità della vita
Come possiamo unire la valorizzazione partecipata e la qualità della vita?
La risposta non è immediata e ha bisogno di più voci e competenze, di varietà e mente aperta. Eppure i luoghi delle nostre esistenze meritano una nuova attenzione che possa mettere insieme specialismi e condivisione di conoscenza e di esperienze.
Unire tutto ciò è lavorare sul tema della qualità della vita e porsi problemi quali quello del decoro urbano, spesso se non sempre trascurato, mal progettato e poco considerato. Accanto a questo il tema ancora più importante della conoscenza delle nostre cittadine, dei borghi, dei piccoli centri lontani dai percorsi di scoperta più battuti e codificati per creare e immaginare una lettura innovativa e divulgativa, perché no!, della loro formazione e trasformazione.
Fotografie di Giulia Carpignoli e di Emma Tagliacollo