Perché farò senza gli 85 euro di Renzi
di Anonimo Freelance –
Ancora una volta, anche con il renziano job act, il nuovo lavoro, il lavoro indipendente che ormai interessa milioni di giovani, scompare dal radar delle politiche pubbliche, impegnate a inseguire un mondo del lavoro che non è più quello rappresentato in esclusiva dai sindacati tradizionali. I mitici 85 euro, maledetti e subito, che Renzi ha promesso ai lavoratori con redditi fra i 15 e i 25.000 euro non riguarderanno i lavoratori indipendenti. Ieri Torino ha ospitato la giornata del freelance dove Anna Soru, presidente di Acta, l’associazione che raccoglie i professionisti della conoscenza, ha denunciato con forza questo ennesima disattenzione nei confronti del lavoro indipendente
Sono una partita Iva. Guadagno 1.000 euro lordi al mese, poco più poco meno. Ecco, la media è questa. Senza vergogna. Nel 2013 ho messo da parte un reddito netto disponibile di 545 euro. Faccio il grafico, correggo bozze, l’interprete, ho inventato anche una collana editoriale per un piccolo editore. Non sono ancora stato pagato, ma è una mia passione, traduco libri dalla Germania. Parlano del nuovo lavoro, quello indipendente. Parlo di me quando pubblico i racconti, le inchieste, le immagini di un mondo che è molto simile a quello in cui vivo io. Questo è il mio lavoro. Questa è la mia vita. Non la cambierei con nient’altro. Penso però che abbia il diritto ad una tutela, a garanzie sociali, a un fisco equo, ad una previdenza che sia anche a carico dei miei datori di lavoro, anche se per loro lavoro solo per qualche mese. E’ giusto che per quelli come me, e per tutti coloro che sono precari, ci sia
E, nei casi in cui sia io a darmi un lavoro? E in quelli in cui il lavoro non lo trovo? O viene pagato poco? E quando non vengo pagato per nulla? Ecco io sono questo. E come me ci sono milioni e milioni di persone. Intermittenti, precari, autonomi, quinto stato, chiamateci come volete. Noi siamo indipendenti.
Io sono fra quelli che non riceveranno gli 80-85 euro promessi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a 10 milioni di lavoratori dipendenti che hanno un reddito inferiore (o quasi) ai 25 mila euro lordi all’anno. Io di euro ne guadagno poco più, poco meno, di 12 mila lordi all’anno. Mi salvo solo perché con la mia compagna vivo nella casa di proprietà dei suoi nonni. Non ho l’affitto da pagare, insomma. Ma sono un lavoratore, proprio come quelli a cui pensa Renzi, a cui pensano i sindacati quando applaudono a questa misura.
Preciso: non faccio guerre di religione, non voglio la guerra sociale. Mille euro all’anno in più vanno bene, benissimo, per chi li riceverà. Questa guerra la stanno facendo loro, che ci dividono, che vogliono farci odiare tra di noi. Mentre invece noi siamo uguali. Nella stessa barca.
Voglio parlare della Naspi. Io non ho una busta paga, dunque non rispetto il prerequisito per ottenere il sussidio: avere ricevuto una busta paga almeno per tre mensilità. Oppure essere stato assunto. E poi licenziato. E poi avere avuto una cassa integrazione in deroga.
Quando arriverà questo “sussidio universale” (proprio così lo chiamano!) verrà tra un anno, forse più. Perché la legge delega annunciata lo rimanda alle calende greche mentre ci sono milioni di persone che avrebbero bisogno, e diritto, a percepire adesso un reddito minimo. Che in ogni caso non riguarderà noi indipendenti.
Che confusione. Che truffa. Per tutti.
Misure ingiuste, cieche, che non sanno. Ma lo voglio dire chiaro. Io non rimpiango, nè aspiro a fare il dipendente. Loro fanno il loro lavoro, io il mio. E’ giusto così. Sono orgoglioso di fare il freelance, anche se sono povero, anche se sono proletario.
Caro Matteo Renzi farò a meno delle tue promesse. Oggi è dura. Domani lo sarà di più. Non si campa d’aria. Io meno che mai. Conosco come andrà la mia vita. Ma saprò fare a meno dei tuoi 85 euro al mese.
Non ho soluzioni. Non faccio politica. La mia è una reazione di pancia. E ringrazio la furia dei cervelli per averla voluta ospitare. Voglio solo prendere le distanze da chi ci fa la guerra. Da chi ci vuole morti. Bisogna unirsi, stare insieme. Facciamolo. Bisogna avere spalle grandi per reggere questo urto.
Lo facciamo tutti i giorni da soli.
Perché non provare a farlo insieme?
Ripreso da La furia dei cervelli