Condividere il progetto. Il romanzo della città
Alcune riflessioni preliminari
Come cittadini, impegnati a percorrere, abitare, vivere e occupare gli spazi in modo più o meno consapevole, ci troviamo a fare scelte progettuali, a disegnare il nostro mondo quotidiano.
Non solo perché misuriamo lo spazio attorno a noi, ma anche perché scegliamo i percorsi e delineiamo traiettorie da un luogo all’altro.
Osserviamo i nostri passi mentre attraversiamo una piazza, quando passeggiamo in un parco. Ricalchiamo il progetto dell’architetto o ne disegniamo uno diverso? Spesso facciamo scelte alternative, così che il progetto dato si arricchisce della casualità delle relazioni che ogni abitante porta nella città.
Le scelte economiche e politiche sono strettamente legate alle trasformazioni delle città. Quando un’amministrazione decide di cambiare l’uso di un luogo, di convertirlo o di dargli una nuova destinazione contribuisce a mutare le nostre città. Quando la politica sceglie di non incentivare il trasporto pubblico influenza la qualità della vita. La trasformazione dei centri storici e dei nostri quartieri in mall, in centri commerciali più che in luoghi in cui sia possibile vivere la quotidianità, evidenzia il mutamento dei processi economici.
Il romanzo della città è un’opera collettiva a cui partecipano le molteplici anime della società. Ogni trasformazione degli spazi urbani, ogni progetto, ogni azione che interviene nel suo tessuto contribuisce alla scrittura di una pagina, a un capitolo del romanzo delle nostre città.
Piazza San Silvestro, il rapporto tra il Tevere e Roma, l’area pubblica di Villa Ada
Attraverso tre temi – strettamente urbani e romani: Piazza San Silvestro, il rapporto tra il Tevere e Roma, l’area pubblica di Villa Ada con l’edificio della Coffee House – si sono volute raccontare altrettante storie.
Si è cercato tramite i tre video di esplorare e leggere lo spazio urbano chiedendo alcune interpretazioni e suggerimenti di visioni a esperti del settore.
Fabio Di Carlo – docente di architettura del paesaggio -, nel video dedicato a Piazza San Silvestro, sottolinea come il luogo sia sempre stato un riferimento per i romani. La piazza infatti si colloca quasi come un centro geometrico del centro storico. Qui vi erano i capolinea degli autobus segnati da eleganti pensiline oggi introvabili nella nostra città.
Il nuovo progetto ha rimesso in gioco i fattori che contribuiscono all’identità della piazza: la sua pedonalizzazione, la chiusura di una storica libreria oggi sostituita da una banca, il valore commerciale dell’area accresciuto dai molti negozi che si affacciano sui lati, la vicinanza con i palazzi della politica.
Monica Sgandurra – architetto – riflette sul ruolo della società come attore propositivo per un progetto. Le persone vivono, abitano, attraversano lo spazio pubblico con azioni di vitalità che devono ritrovarsi nel progetto. Il compito a cui siamo chiamati tutti, come cittadini, è quello di curare il paesaggio e la città per non permettere il perdurare del vuoto di senso.
Nel video dedicato al rapporto tra fiume e città è stata intervistata Valeria Sassanelli – architetto, vice presidente dell’Associazione TEVERETERNO Onlus -, che racconta come Kristin Jones con TEVERETERNO abbia cercato di porre l’attenzione su questa relazione oggi perduta, forse dimenticata.
Il 21 Giugno del 2005 l’artista americana ha ‘rivelato’ e ideato un fregio composto da 12 immagini di lupe. Le lupe sono disegni ricavati grazie alla pulizia della patina dei muraglioni, possiamo pensarle come delle ombre che guardano e seguono lo spettatore e come delle immagini che proteggono la nostra città. Kristin Jones ci ricorda che al romanzo della città partecipano le espressioni artistiche.
Maria Margarita Segarra Lagunes – autrice dello studio Il Tevere e Roma. Storia di una simbiosi, Roma 2004 – ci racconta delle vibranti attività che avvenivano lungo il corso del fiume.
Il Tevere non era solo una infrastruttura dedicata al trasporto, grazie alla sua navigabilità, ma anche sede di svariate attività produttive. Lungo il suo corso si trovavano i mulini che macinavano grano, ma anche sale, cipria e colori, i lavatoi, vi erano i pescatori; il Tevere si presentava come una macchina produttiva.
Annalisa Metta – architetto e paesaggista – ci parla nel video dedicato a Villa Ada della qualità della vita, riportando la comunità al centro della questione. Parlare di qualità è interessarsi alla consapevolezza e alla conoscenza delle proprie risorse e debolezze; è dedicarsi alla condivisione e alla comunità per partecipare in maniera autentica ai luoghi e alle loro prospettive; è occuparsi di progetto e di responsabilità, poiché siamo chiamati a essere portatori di una visione.
Luca Zevi – presidente Inarchlazio – propone un ruolo diverso per le imprese e per la popolazione che possono vivere i luoghi non solo come servizi ma come occasioni di responsabilità, in modo da riscoprire il valore dell’affezione e mettere in atto processi di accudimento che virtuosamente ci possono riportare alla riappropriazione degli spazi pubblici.
Alcune domande da cui partire
Qualità della vita e città
Quali sono i parametri o le parole chiave che definiscono la qualità della vita? Come lo spazio urbano vi concorre? Quanto il dettaglio e la comprensione di un progetto, in senso ampio, sono importanti?
Prospettive
E’ possibile che non solo gli esperti della città si occupino di essa ma che tutti i cittadini concorrano alla conoscenza e alla sua trasformazione? Vi sono dei modi o delle soluzioni per rendere la cittadinanza protagonista di tutto ciò? Possiamo trovarne nuove forme attraverso il progetto? Esistono diversi itinerari di conoscenza (o di turismo) che concorrano alla comprensione di ciò che ci circonda senza consumare la città e il suo paesaggio? E’ possibile riappropriarsi dell’identità degli spazi in cui viviamo e in quale modo?
Sono queste alcune delle domande da cui è possibile partire, quesiti ambiziosi su cui riflettere di cui non conosciamo risposte certe, ma che possiamo provare insieme a immaginare.
Con l’incontro del 13 Novembre proveremo a discutere le diverse letture della città, non esclusivamente di specialisti dello spazio urbano, ma anche di altri che abitano, vivono e hanno sguardi differenti sulla città grazie alle prospettive e ai punti di vista che permettono le loro professioni.