di Francesca Perinelli –
Una vita, una storia di sacrificio e lavoro in una parte del Paese, pieno di contraddizioni, di lacci e “lacciuoli”, dove non è facile vivere legalmente. Nascere e vivere nel Sud rende tutto più difficile: per i giovani spesso significa cercar lavoro al Nord o impegnarsi in attività tenute in piedi con gli spilli, barcamenandosi tra regole capestro, imposte senza condivisione democratica e condizionamenti pericolosi dalla malavita. Nicola prova a resistere in questa realtà, ma se lo Stato esistesse sempre…
Era il giorno della prima neve a Roma, mentre tornavo a casa nella tormenta pensavo (ho un cervello che pensa in romanesco)”Nico’, hai portato Jella”. Perché Nicola qualche giorno prima, già faceva un freddo, mi aveva detto: “Sta facendo un inverno che è ‘na cosa… C’è il sole e mare calmo a Scario da almeno un mese. Che dici “è bello”, però non è che ce lo fa pagare? Oggi non ti puoi fidare più, il clima è cambiato. Speriamo che l’Olimpo non scateni i suoi dei…” Eccoli qui, gli dei. Sessanta centimetri di neve in poche ore.
Nicola Giannattasio (classe ’64), è musicista e poeta, guida turistica, ristoratore, pescatore, cercatore di funghi, comunicatore. Gli piace studiare e ragionare. Da che lo conosco fa bilanci. Discute di ogni spunto con gli amici e con i più effimeri clienti della birreria di famiglia in piazza. Gli argomenti sono cose di paese, l’Italia, sé stesso e l’umanità, quella vicina a lui come gli altri sette miliardi e passa.
A venticinque anni “il metallaro di Scario” (borgo di 1100 anime a nord del Golfo di Policastro), primo di cinque fratelli, era già un autorità. Oggi come allora, le pareti del pub “La Luna Nuova” sono tappezzate di aforismi, ritagli di giornale commentati a penna con frasi taglienti o malinconiche. Col tempo sono comparsi grandi pannelli con foto di pescatori e di pescato, immagini che vanno avanti e indietro nel tempo, senza discontinuità. Stampe in bianco e nero di padri coi figli in piedi accanto a pesci enormi e granchi, scene di pesca, e quegli stessi figli di qualche scatto più in là, qui ritratti a colori e ormai cresciuti, sulle imbarcazioni dei padri, che mostrano orgogliosi la propria prole e la varietà ittica incappata nelle reti.
Come le pareti della birreria, ha tappezzato il suo spazio su internet con i risultati di un paziente e appassionato recupero della tradizione musicale medievale, rinascimentale e popolare, utilizzata come un codice open source per una personale rielaborazione.
Ha riletto la sua storia e ha trasformato la sua vita in una strenua (ma non acritica) resistenza allo sradicamento.
“Qua ci sta gente che veramente se la sta vedendo brutta”, mi aveva detto, sempre prima della prima neve. Ho pensato alla fame.
“No, la fame no. Finché i supermercati sono pieni, non ci pensare. Però se uno se l’è vista brutta negli anni addietro, quando arriva a quaranta, a cinquant’anni, vorrebbe cominciare a vedere la luce. Invece ti trovi in una situazione così. Gli introiti non sono molti, i progetti da fare tanti ma le attività turistiche non so se renderanno come un tempo. Non do la colpa agli esercenti, a chi con tanta passione o quantomeno per bisogno, apre un’attività. Io penso alla politica. Prendi ad esempio gli agriturismi.
Insomma, come si può essere così presuntuosi, di pensare che si possano aprire centinaia di aziende dove tutti faranno un’agricoltura, un allevamento biologico per il turismo. Ma se siamo riusciti negli ultimi 50 anni a dare il pane a tutti è perché abbiamo inventato il metodo intensivo, la produzione industriale!
…I supermercati sono ancora pieni, è solo la fiducia nel futuro che sta venendo meno. Forse in una città si sbarca di più il lunario. Dove abitiamo noi i lacciuoli sono troppi. Abbiamo un parco nazionale all’interno e un parco marino sulla costa. Non è facile vivere legalmente. Se hai bisogno di riscaldarti devi abusare della legge, però se ti beccano paghi. Non sarà per tutti così ma per una grande massa di popolazione è necessario andare contro la legge, e la maggior parte delle volte è per reati cosi che al nord ti danno del mafioso, camorrista,…”
Ci ho ripensato il giorno che il ministro Cancellieri mi ha preso per l’orecchio col quale non davo retta alla tv e ha sentenziato “Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà”. Il gelo portato da quella frase mi ha fatto visualizzare, perfetto come la geometria di un fiocco di neve, un collegamento strano ma possibile tra la dea Cura e la telefonata con Nicola.
Nella versione politeista della creazione, riporta Antonio Pascale(1), diversamente dai due mancati giardinieri biblici cacciati dall’Eden, l’uomo, affiancato dalla dea Cura, fu messo in grado di operare una costante manutenzione della propria vita, a patto di operare dei bilanci ed essere disposti ad aggiustare il tiro strada facendo, “averne cura”, appunto. L’uomo moderno è un eroe tragico, la cui epopea non è più descrivibile dal classico modello a tre atti, dove nel terzo si aveva la soluzione di tutti i problemi. Un eroe che anela al lieto fine, ma può solo cercare di raggiungerlo. E guai se non lo facesse.
Dalle parti di Nicola, tutti i giovani vanno a cercar lavoro a Nord o sono impegnati in attività tenute in piedi con gli spilli, cercando di non restare schiacciati da regole capestro, sia quelle imposte senza condivisione democratica che quelle, pericolose ma più accattivanti, proposte dalla malavita.
Tra quelli che resistono Nick, che per me quindi è un eroe moderno e che a un certo punto aveva scelto di fare il pescatore, ora mi stava dicendo: “L’esperienza è finita. Non dico che è stato un fallimento però… non va. Non crea reddito. Non dico ricchezza, reddito.”
“Ma … Hai pensato di legare l’attività al turismo?”
“A Scario, e nell’intero Golfo, il turismo è quello delle ville private. La gente ha la barca e se ne va a pesca per fatti suoi.”
“E i barconi che vanno alle spiaggette? Quelli sono sempre pieni”.
“Quelli vanno per il sole e il mare. Non gl’importa niente della pesca. Andare per pescaturismo, fare l’esperienza che fa il pescatore nella vita normale, quotidiana: svegliarsi presto la mattina, andare a mettere le reti, guardare come si riparano, come si puliscono, poi togliere le reti e in giornata, sempre su una barca attrezzata eh, cucinare, è faticoso per il pescatore stesso. Pensa che delle volte è difficile pure portarli a fare una gita sul monte Bulgherìa. La massa dei turisti che vengono da Roma, Napoli, Potenza, Salerno, viene per il mare. Non c’è la cultura per fare cose così.
Ti faccio un esempio. Avevamo organizzato, assieme a un amico di Battipaglia, una gita lungo la costa di Scario. Noi preparavamo da mangiare. Lui ha spiegato ai turisti qual era l’itinerario, cosa si doveva fare, cosa non si doveva fare. E si sono presentate a Scario famiglie con bambini sai, vestiti come da città, tacchi alti… per fare lo shopping! Sono famiglie con un reddito così… Visto che allevano i figli, il lavoro eccetera, non hanno il tempo di pensare ad hobby così impegnativi, per esempio la natura. Mentre, per esempio, al centro nord dove c’è un economia molto più florida e dove la gente comunque ha il tempo di pensare a svaghi anche un po’ più superflui nascono le cose. È anche un fatto culturale.”
Nick sembrava agitato. “È capitato qualcosa?”, gli ho fatto.
“Niente di salute e niente di morte, però ho 47 anni e speravo di aver messo dei paletti, invece. Per fare un favore a un amico ho fatto un po’ di impicci, diciamo. E diventi nervoso, pensando “madonna io sono stato attento una vita”.
Quando ho armato la barca, dieci anni fa, ho compilato un coso così di documenti, mi sono fatto fare le fotocopie di tutti i documenti che dovevo fare. Un coso così. Capisci? Ogni volta che andavo da qualche parte dicevo “voglio la fotocopia”, e questi mi guardavano pure strano “ma tu che vuoi la fotocopia di tutto?” “Fatti tuoi, io al tempo devo far vedere a tutti cos’è l’Italia”.
Sono andato a Salerno in Capitaneria a prendere il foglio da motorista, perché quello da conduttore già ce l’avevo, e dovevo pagare una tassa doganale (non mi chiedere a che cacchio serviva, quando bisogna pagare io pago ,rispettare la legge è un mio dovere (basta che mi dai quello che mi serve). Con Angela (sua moglie, ndr) abbiamo fatto un chilometro di strada, dal porto dove si trova la Capitaneria al molo Masuccio, per pagare questa tassa, sotto la pioggia, non ci arrivavano nemmeno i mezzi pubblici.
Arrivo lì e c’era uno che gridava, sembrava uscito da una commedia di Eduardo De Filippo. Mi fa “35”. Io prendo la 50 euro e gliela do. Questo mi fa “Oh, e che io ti cambio cinquanta euro per trentacinque centesimi?”. Al che io volevo sprofondare. Ti rendi conto che esistono tasse in Italia da 35 centesimi? Ma, dico io, se in Capitaneria mi facevi pagare una tassa da dieci euro, io te li davo lì. Te ne davo dieci! E tutto finiva lì. Questi mi mandano un chilometro di strada, con Angela, sotto la pioggia, per trentacinque centesimi. E a chi gliene fregherà mai niente di tutto questo, è questo che mi fa rabbia a me, mi mangio il fegato da sempre.
Se lo Stato esistesse sempre… Nella Capitaneria ogni 5 anni cambia il Comandante e ogni 5 anni cambia tutto da così a così. Per esempio, mo’ questo di adesso ha messo i cartelloni sul porto: “non parcheggiare, non pescare,…” Se tra cinque anni ne arriva un altro e cambiano i cartelli, tutti a pescare. Invece, se lo Stato fosse stato presente da sempre, i pescatori si abituavano alla rigidità delle cose, no?
D’estate, vabbé, ci mettiamo tutti quanti in riga, sappiamo che c’è più gente, che può essere pericolosa l’anarchia. Ma d’inverno non è possibile. Siamo a gennaio , sul porto non c’è nessuno, il lungomare è vuoto, i locali chiusi, c’è una desolazione che mannaggia, scapperesti via”.
I cartelli della Capitaneria piazzati a casaccio, poi ci ho pensato, sono un po’ come le ordinanze per la neve a Roma di questi giorni. Il Sindaco ordina: “se potete non uscite”, “tenete a bordo le catene”, ma anche “se trovate strade innevate, montate le catene”.
Alemanno ancora non ha saputo che l’eroe (e l’amministratore locale) moderno non può più risolvere i problemi con una formula magica. Questi problemi vanno affrontati con metodo e a tempo debito perché uscire dal secondo atto é cosa lunga e costa fatica, caro Sindaco, ma ci devi provare. Dai, basta ordinanze sulle catene da neve.
Poi Nick aveva aggiunto “Ho scoperto stamattina che la prua della barca sta marcendo. Sta lì in porto. Io ad aprile avevo fatto un mese di duro lavoro per sistemarla. Era venuta bene, stava bene quella parte di prua. Stamattina sono andato a vedere, c’era una macchiolina. Ho lavorato un po’ il legno: completamente marcia. È vecchia, ha più di 40 anni per l’amor del cielo, però l’avevo trattata bene. Spero di venderla il più presto possibile. Mo’ l’aggiusto.
Sai che la UE ha dato della sovvenzioni alle regioni italiane per il comparto pesca, per ridurre il numero di imbarcazioni dai porti italiani perché la pesca non è più sostenibile, il pesce rischia di non riprodursi più. Così ora si trovano in giro un sacco di licenze. Non che siano più costose delle mie, però hanno più potenza motrice. Il mio motore è 12 cavalli, è proprio piccolo, se ce n’è uno da 50 loro lo preferiscono e magari il prezzo è come quello che chiedo io. Quindi mi toccherà abbassare, vedremo di quanto. Niente di grave è solamente che io sono un tipo emotivo che si innervosisce, e poi passo le brutte giornate. Dice mia madre “Se avessi fatto tre figli mo’ eri impegnato a crescerli”. A ma’, ma se tenevo ‘a capa di fare tre figli…”(2)
Nick non ha figli ma di fatto non vive in modo sterile.
Faccio un esempio? Compone tanta musica.
“Ultimamente ho fatto molti pezzi. Soprattutto durante l’estate e dopo l’estate, perché l’inverno è brutto. Invece quando arriva il caldo te l’ho detto, io valgo diecimila volte di più.”
Speriamo che smetta presto di nevicare.
Vorrei vedere sciogliersi i pensieri racchiusi in quei cristalli. Vederli scorrere in rigagnoli che si uniscano insieme a portare linfa nuova alle idee nostre e a quelle di chi ci governa.
Nicola Giannattasio è su internet (http://www.youtube.com/user/rapisvo)
(1) Antonio Pascale, Qui dobbiamo fare qualcosa. Sì, ma cosa?, ed. Gius. Laterza & Figli, 2009
(2) “Mamma, ma se avevo la testa di fare tre figli…”