di Salvatore Aprea –
Dall’Islanda alla canadese Vancouver – uno spettacolare ponte tra montagna e mare – il passo è breve. Progettata per ottenere il 90% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, la più grande città della Columbia Britannica è leader nell’idroelettrico ed ora sta tracciando la rotta per l’uso dell’energia eolica, solare, delle onde e delle maree al fine di ridurre significativamente l’uso di combustibili fossili. L’area metropolitana comprende 200 parchi e oltre 18 miglia di litorale e ha sviluppato in modo lungimirante un piano per la sostenibilità a 100 anni.
Anche negli Stati Uniti non mancano le metropoli che stanno programmando il futuro. Portland, nell’Oregon, è la prima città statunitense ad adottare un piano globale per ridurre le emissioni di CO2 e ha spinto con decisione iniziative di bioedilizia. Gestisce anche un sistema completo di metropolitana leggera, autobus e piste ciclabili per ridurre il numero di auto sulle strade e vanta 92.000 acri di spazi verdi e più di 74 miglia per trekking, corsa e piste ciclabili.
In Texas, Austin è pronta a diventare il centro di produzione di energia solare n° 1 negli Stati Uniti e la sua utility cittadina, la Austin Energy, punta ad aumentare la potenza installata per raggiungere tutto il Texas. La città è sulla buona strada per soddisfare entro il 2020 il 20% del suo fabbisogno attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza. Austin, inoltre, destina il 15% del suo territorio a parchi e altri spazi aperti, vanta 32 miglia di piste ciclabili ed ha un ambizioso piano di crescita intelligente che la renda un felice angolo verde. Nell’Illinois l’amministrazione di Chicago sta cercando di rendere la propria città la più verde d’America. Negli ultimi anni sono stati piantati 500.000 alberi, investiti centinaia di milioni di dollari nella rivitalizzazione di parchi e quartieri e aggiunti giardini pensili più di tutte le altre città degli Stati Uniti messe insieme. Nella Città del Vento inoltre sono stati costruiti alcuni deg li edifici comunali più eco-friendly del Paese, sviluppati standard municipali per le energie rinnovabili, incentivati i proprietari ad essere energeticamente più efficienti ed aiutate le famiglie a basso reddito ad utilizzare l’energia solare. A San Franciscoogni giorno quasi la metà degli abitanti prendono i mezzi pubblici oppure circolano a piedi o in bicicletta e oltre il 17% della città è destinata a
parchi e spazi verdi. La città californiana è stata anche leader nella bioedilizia, con più di 70 progetti registrati nel sistema di certificazione del US Green Building Council LEED, e nel 2001 i suoi elettori approvarono una iniziativa che prevedeva l’emissione di 100 milioni di dollari in titoli per finanziare l’implementazione di pannelli solari, efficienza energetica, e turbine eoliche per le strutture pubbliche. In città inoltre sono vietati i sacchetti di plastica non riciclabili e i giocattoli in plastica realizzati con prodotti chimici nocivi.
I progressi del Sud del Mondo
La presenza di Sydney tra le metropoli più sensibili verso l’ecosostenibilità non è certo una sorpresa. La città australiana è stata la prima a mettere al bando le inefficienti, vecchie lampadine a bulbo, è tra quelle più attive per l’uso razionale dell’energia negli edifici e nei trasporti, ha un innovativo programma di smaltimento dei rifiuti alimentari e nel 2007 ha avviato la realizzazione della “Green Square” che può definirsi come un moderno villaggio ecologico.
Decisamente più inattese, invece, sono le attività di città che non appartengono ai Paesi più industrializzati del pianeta. Curitiba, città brasiliana di 1,8 milioni di abitanti, raccoglie il gradimento – secondo un sondaggio – del 99% dei propri cittadini ed è diventata un modello per le altre metropoli. La città vanta più di 580 metri quadrati di spazio verde per abitante e circa tre quarti dei suoi abitanti utilizzano un sistema di trasporto pubblico apprezzato come uno dei migliori del mondo.
In Ecuador l’amministrazione di Bahía de Caráquez e alcune organizzazioni non governative, dopo i gravi danni causati dai disastri naturali della fine degli anni ’90, prepararono un piano per ricostruire la città in modo da essere più sostenibile. Dichiarata “Città Ecologica” nel 1999, da allora ha sviluppato programmi per proteggere la biodiversità, il rimboschimento di aree spoglie e il controllo dell’erosione. La città, che sta svolgendo una attività di marketing come destinazione per eco-turisti, ha anche iniziato il compostaggio dei rifiuti organici provenienti dai mercati pubblici e dalle famiglie e il sostegno dell’agricoltura biologica e dell’acquacoltura.
In Colombia, a Bogotá, una città conosciuta per il crimine e le baraccopoli, un sindaco ha condotto una crociata contro le automobili, che ha contribuito a renderla tra le città più sostenibili dell’emisfero occidentale. Enrique Peñalosa, sindaco dal 1998 al 2001, ha creato un efficiente sistema di trasporto via autobus, ha avviato un piano per ricostruire i marciapiedi, costruire più di 180 miglia di piste ciclabili, e rivitalizzare 1.200 spazi verdi della città. Inoltre ha aumentato la tassa sulla benzina, ha limitato l’uso delle auto nelle strade cittadine nelle ore di punta, tagliando il picco del traffico del 40%, e punta a eliminare completamente l’uso delle auto private nelle ore di punta entro il 2015.
In Thailandia, a Bangkok, città conosciuta per le ciminiere e lo smog, il Governatore ha annunciato una strategia verde quinquennale, che comprende il riciclo dell’olio da cucina usato dai cittadini per produrre biodiesel, la riduzione delle emissioni di gas serra dei veicoli e l’efficientamento degli edifici della città. Sebbene i suoi livelli di inquinamento siano ancora più elevati di alcune altre grandi città asiatiche, negli ultimi dieci anni la metropoli thailandese ha compiuto notevoli progressi nella lotta contro l’inquinamento atmosferico.
Kampala, capitale dell’Uganda, gode di un ambiente lussureggiante, ma è anche afflitta dai mali delle grandi città ossia povertà e inquinamento. Di fronte al problema delle residenze agricole entro il perimetro cittadino, l’amministrazione locale ha promosso una serie di provvedimenti a sostegno dell’agricoltura urbana che ha rivoluzionato non solo il sistema alimentare locale, ma anche quello nazionale, ispirando anche la politica urbana del governo ugandese. Con il piano di fissare una tassa per la congestione del traffico e introdurre un ampio servizio di autobus, la metropoli africana è sulla buona strada per diventare un luogo più sostenibile per vivere.
E da noi?
Qualcuno sta pensando di proporre l’ennesimo condono edilizio per rastrellare qualche euro nella futura manovra economica, ma non si sentono voci che propongano una politica “green” di lungo respiro che, al di là degli aspetti ambientali, sostenga la crescita economica e l’occupazione: quale geniale acume politico….. Il “Rapporto Stern”, commissionato dal governo britannico nel 2005 e curato dall’economista britannico Nicholas Stern, ex dirigente della Banca Mondiale, prevede un calo rilevante del prodotto economico mondiale a causa dei mutamenti climatici. I benefici di un’azione ben progettata e immediata supererebbero i suoi costi, ma ignorare il cambiamento climatico potrebbe portare a effetti negativi sulla crescita economica in tutte le regioni del mondo. Dunque, non occorre essere degli ambientalisti per ritenere che siamo di fronte ad una strada obbligata, in grado però di tramutarsi in una importante opportunità economica. Hubert Horatio Humphrey, vicepresidente degli Stati Uniti durante il mandato di Lyndon Johnson, una volta disse “Stiamo correndo il pericolo di rendere le nostre città posti in cui gli affari vanno avanti, ma la vita, in senso proprio, è perduta”. La frase ha ormai quasi 50 anni, ma la sua attualità è evidente. Sarebbe ora di cominciare a invertire la rotta.