di Oscar Nicodemo –
“Io non ho paura delle urla degli uomini malvagi, ma del silenzio degli onesti.” Martin Luther King Jr.
La politica, ormai, in questo carnevalesco Paese, è sinonimo di ruberia e finanche di coglioneria. Per Bacco, – si chiederebbe un italiano avveduto di fine ‘800 – come può un coglione rubare a chi gli è superiore in arguzia e cultura? La domanda, di una pertinenza esemplare e di una semplicità lineare, necessiterebbe, in realtà, di una risposta assorbita da congetture ed invettive tali, che il nostro antico connazionale immaginario si spazienterebbe. E, allora, tanto per rendere più agevole la lettura, ai contemporanei, ovviamente, è preferibile restare nel nocciolo della questione, senza abbandonarsi a raffronti, statistiche e cifre, che di solito adornano gli articoli spogli dei quotidiani nazionali.
Tra le pagine dei suddetti, nessuno scrive che da qui a poco non si troveranno più berlusconiani in giro. I giornalisti stessi (per fortuna non tutti), una volta annusata, con notevole ritardo (di canile hanno altro e non il fiuto), la miserabile fine politica che, con ogni probababilità, bollerà l’industrialotto-palazzinaro milanese come il Presidente del Consiglio più inadeguato della storia repubblicana di questa nazione, stanno fornendo un esempio di imperturbabile opportunismo a milioni di persone che hanno votato per Berlusconi. Difatti, i loro articoli sono diventati, improvvisamente, critici (si fa per dire) nei confronti dell’attuale governo, che, imperterrito, continua ad elargire provvedimenti sciagurati, salvo, poi, “rimediare” con più scriteriate “correzioni”. In pratica, il Corriere della Sera, ad esempio, si è trasformato in un perfetto manuale per futuri ex berlusconiani. Basta leggerlo per tre giorni di seguito per imparare, magistralmente, a spacciarsi per una persona che ha sempre detestato e deriso il Cavaliere di Arcore. In realtà, molti lettori si sono accorti da tempo della scarsa incidenza dei giornali sulla formazione dell’opinione pubblica e della scarsezza, talvolta disarmante, dei loro opinionisti. Il calo delle vendite di giornali e riviste è vertiginoso e non è dovuto, evidentemente, alla crisi economica imperante, o esclusivamente a questa. Vi è un’insana attività editoriale che non rispecchia in nessun modo i gusti e le esigenze di molta parte della popolazione, cresciuta enormemente dal punto di vista culturale e dell’auto-stima.
Pertanto, tranne che a molti osservatori dei tabloid italiani, è noto a tutti che Silvio Berlusconi sia responsabile, oltre che di tanti reati perseguibili penalmente, di una serie infinite di azioni e atteggiamenti mentali che hanno abbassato, sconsideratamente, il livello generale di moralità del Paese, comportando scompensi in ogni campo, a partire da quello dell’istruzione per finire a quello della comunicazione. Bisognava essere, per forza maggiore, dei ciabattoni, o dei corrotti, per attendersi davvero una rivoluzione liberale tanto annunciata, ma mai iniziata e men che meno progettata. Mai, come ora, il giornalismo italiano è stato così scadente e mai la scuola italiana è stata tanto trascurata dal Ministero e dal Governo che la sovraintendono. Se, come è vero, la cultura è una dote morale, va da sè che in Italia, ad occuparsene sono le persone sbagliate.
Resta la sensazione che gli italiani onesti non diano più importanza alle dichiarazioni vuote e banali della politica, comprese quelle di una consistente fetta dell’opposizione; che non siano più disposti ad ingerire un’informazione non rappresentativa di alcun sentimento popolare; che non abbiano più la pazienza olimpionica di sopportare citrulli con un indole da ladri e scribacchini smisuratamente sopravvalutati che diventano, rispettivamente, classe dirigente e classe intellettuale.
Resta la sensazione, inequivocabile, lampante, indubitabile, che gli onesti abbiano incominciato a far rumore. E si sente.
pubblicato su Oscar Nicodemo Tribune, 2 settembre 2011