Tutti a scuola!
di Rossella Rossini –
Per troppi giovani in età scolare non suona la campanella. In quasi 700 mila, tra 10 e 16 anni, lasciano i banchi senza finire la scuola dell’obbligo. E’ partita in tre città pilota ad alto indice di dispersione – Milano, Napoli e Palermo – la prima rete nazionale per contrastare gli abbandoni precoci. Si chiama “Frequenza200”, dal numero dei giorni di lezione obbligatori nel nostro Paese.
Si chiama “Frequenza200”, dal numero dei giorni di lezione obbligatori nel nostro Paese, la prima rete nazionale nata per contrastare la dispersione scolastica. Il progetto, promosso da Intervita Onlus e realizzato con partner territoriali, è partito dai quartieri più a rischio di 3 città pilota in cui l’abbandono degli studi da parte di ragazze e ragazzi senza aver conseguito il diploma raggiunge livelli pericolosamente critici: Milano, Napoli e Palermo. Prevede, nei primi tre capoluoghi identificati, l’apertura di un centro diurno per 5 pomeriggi la settimana con attività educative e di recupero condivise con le istituzioni del territorio, in particolare la scuola dell’obbligo e i servizi sociali. Ma sono coinvolte anche le famiglie, con azioni di formazione, counselling e rinforzo delle competenze genitoriali; operatori informali di quartiere come il bar, l’edicola, il centro per i giovani, che sono mezzi di aggregazione sociale e fanno parte della vita dei ragazzi; il centro anziani, perché la scuola è un valore intergenerazionale. Ogni équipe è composta da un coordinatore-educatore, tre educatori, una psicologa, una psico-terapeuta a indirizzo familiare e i volontari necessari a realizzare il rapporto di 1 a 8.
Il Network, che si propone di coinvolgere in un triennio 2.500 ragazzi, oltre 2.500 famiglie, 800 insegnanti, 600 mamme e 100 operatori informali, si appoggia a una piattaforma digitale accessibile tramite pc in qualsiasi momento per consentire lo scambio di informazioni, buone pratiche e modelli d’intervento tra gli attori direttamente interessati, oltre a psicologi, esperti formatori e pedagogisti; ma anche, a partire da un’azione di sensibilizzazione, per ampliare l’esperienza fino a creare una rete attiva sull’intero territorio nazionale, laddove si riscontrano i tassi più alti di abbandoni scolastici e di emarginazione sociale.
L’iniziativa è nata dai dati allarmanti sul fenomeno della dispersione scolastica in Italia: secondo uno studio condotto dalla stessa associazione sono quasi 700 mila (691.000) gli early school leaver, bambini e ragazzi tra i 10 e i 16 anni che abbandonano gli studi senza aver concluso la scuola dell’obbligo. Rappresentano il 20% della popolazione in questa fascia di età, un dato tra i più alti d’Europa (12,1% in Germania, 12,6% in Francia, 14% nel regno Unito). Se le azioni intraprese negli anni passati hanno ridotto gli abbandoni nella scuola secondaria di primo grado, la piaga rimane significativa in quella di secondo grado, con la massima concentrazione di ragazzi e ragazze che lasciano i banchi scolastici nei primi due anni delle superiori. Così è anche nelle regioni toccate dal progetto, con tassi di insuccesso che tra gli alunni iscritti al primo anno degli istituti superiori, in particolare quelli professionali, arrivano in Campania e in Sicilia anche al 48%.
Se a gettare la spugna sono giovani appartenenti un po’ a tutte le classi sociali, sospinti dal disagio giovanile, dall’assenza di prospettive e da una scuola che non risponde ai loro bisogni e aspettative, il fenomeno, come è ovvio, tocca in misura maggiore le famiglie socialmente ed economicamente più disagiate, con basso o nessun titolo di studio. Così “Frequenza200”, nelle città interessate, ha scelto quartieri dove massima è l’emarginazione sociale, come Fatima e Vigentino a Milano, Borgovecchio a Palermo e, a Napoli, i quartieri Vicaria-San Lorenzo e il Borgo di Sant’Antonio Abate. Realtà dove il progetto, che viene sviluppato in collaborazione con associazioni presenti sul territorio, si propone anche di contrastare la criminalità minorile, che cresce in parallelo all’abbandono scolastico, e dove la presenza della criminalità organizzata può offrire un’allettante alternativa di vita agli adolescenti che lasciano la scuola.
Il progetto, inaugurato nei tre capoluoghi all’inizio dell’anno scolastico all’insegna della parola d’ordine “tutti a scuola”, ha durata triennale. Poi la verifica e l’auspicata estensione delle buone pratiche ad altre realtà sul territorio nazionale.