La Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF)

Una tassa contro la speculazione per chiudere il casinò finanziario

di Andrea Baranes

A quarant’anni esatti di distanza da quando l’economista americano James Tobin la propose, la Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF) ha iniziato a muovere i primi passi, almeno sul continente europeo. Non sarà un cammino facile, perché la sua piena e corretta attuazione richiederebbe che diventasse attiva a livello glovale. Ma è comunque un primo passo per tentare di riportare l’oligarchia finanziaria mondiale entro i confini del sistema democratico. Il prossimo passo, ancora più arduo ma decisivo, è l’abolizione dei paradisi fiscali in cui vive e di cui si alimenta il sistema occulto della finanza globale

Le uniche leggi da rispettare sono quelle della fisica. Migliaia di operazioni di acquisto e vendita su uno stesso titolo, continuamente, per guadagnare su minuscole oscillazioni dei prezzi. Algoritmi sempre più complessi e computer sempre più potenti si sfidano all’esasperata ricerca di profitti. Due anni fa un segnale elettronico impiegava 65 millesimi di secondo per connettere New York e Londra, le due principali piazze finanziarie del pianeta. Nel 2011 è stato steso un nuovo cavo transoceanico, grazie al quale il tempo di percorrenza è sceso a 59 millesimi. Centinaia di milioni di dollari di investimento per limare 6 millesimi di secondo su una distanza di migliaia di chilometri.

E’ l’High Frequency Trading o commercio ad alta frequenza, l’ultima frontiera della finanza-casinò. A Wall Street tali operazioni sono circa il 70% del totale. In Europa sarebbero “solo” il 40%. Riguardano ogni strumento finanziario, dalle azioni alle valute ai titoli di Stato. Aumentano instabilità e volatilità sui mercati e alimentano bolle speculative, travolgendo l’economia e le vite delle persone.

Il problema non è che la speculazione si disinteressa degli impatti devastanti che può avere su Stati e imprese. Il problema è che questi impatti sono desiderabili, se non necessari. La speculazione si nutre delle oscillazioni dei prezzi e oggi è in grado di creare tali oscillazioni per poi guadagnarci su. L’instabilità dei mercati non è un indesiderato effetto collaterale, è la base stessa del gioco. Più creo disastri più i prezzi impazziscono, più diventa interessante giocare, in una spirale senza fine.

Pensiamo al famigerato spread sui titoli di Stato del nostro Paese, e soprattutto alla velocità con cui varia di giorno in giorno, di ora in ora. Quanto è dovuto alla nostra reale situazione economica, e quanto a manovre speculative realizzate tramite l’High Frequency Trading?

C’è un modo per porre fine a tutto questo? Si, con la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF). Un’imposta estremamente ridotta – pari allo 0,05% – su ogni acquisto di strumenti finanziari. Il tasso minimo non scoraggerebbe gli investimenti, mentre chi compra e vende titoli nell’arco di millesimi di secondo dovrebbe pagare la tassa per ogni transazione. Il peso diventa progressivamente più alto tanto più gli obiettivi sono di breve periodo. Non è certo la panacea dei problemi della finanza, sono diverse le misure da approvare al più presto. Detto questo, la TTF è uno strumento di straordinaria efficacia per contrastare la speculazione, con effetti trascurabili per i piccoli risparmiatori ed enormi vantaggi per il sistema economico, lo Stato, le imprese.

Innumerevoli studi hanno chiarito che è possibile applicarla su scala europea o nell’area euro con scarsissime possibilità di elusione. Non ci sono difficoltà tecniche, è una questione di volontà politica. Diversi governi europei, Francia e Germania in testa, così come il Parlamento UE, appoggiano apertamente la TTF. Ma la strada è ancora in salita a causa dell’opposizione di alcune nazioni, prima tra tutte la Gran Bretagna della City di Londra, vero e proprio cuore pulsante della speculazione europea e internazionale.

Per superare i veti si può procedere con la cooperazione rafforzata: alcuni membri dell’UE formano una coalizione per andare avanti anche in assenza dell’unanimità. Dopo qualche tentennamento di troppo, al vertice Ecofin del 9 ottobre il governo italiano ha deciso di sostenere questa procedura, associandosi agli altri dieci Paesi europei favorevoli, permettendo così di superare la soglia di nove Stati necessari per avviare ufficialmente la cooperazione rafforzata.

E’ ora necessario monitorare come e più di prima il processo su scala europea. Il gettito deve essere destinato alla cooperazione allo sviluppo, alla lotta contro i cambiamenti climatici, al welfare. La tassa deve essere applicata a tutti gli strumenti finanziari, a partire dai derivati, quelli a maggiore vocazione speculativa. La strada per introdurre la TTF è ancora lunga. Fatto sta che dopo anni di attesa, oggi possiamo finalmente accogliere un primo, fondamentale segnale della volontà politica di chiudere il gigantesco casinò finanziario che ci ha trascinati nella crisi attuale. La finanza deve tornare a essere uno strumento al servizio dell’economia e delle persone, non un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. La tassa sulle transazioni finanziarie è un tassello fondamentale in questa direzione.

Andrea Baranes è Presidente Fondazione Culturale Responsabilita’ Etica, Rete Banca Etica

Per maggiori informazioni, questo è il link della campagna italiana Zerozerocinque