di Rossella Aprea –
Riflessione provocatoria, critica e graffiante sulla situazione che vive il nostro Paese. La sciagura della nave da crociera Costa Concordia, consumatasi sotto gli occhi increduli di un’Italia individualista diventata indifferente e tollerante di fronte alle peggiori responsabilità e nefandezze è paradigmatica delle gravi conseguenze che “comandanti” irresponsabili e inadeguati possono provocare a tutti i livelli e su qualunque realtà si trovino a gestire, quando le scelte per ricoprire incarichi di responsabilità soggiacciono a logiche clientelari e non meritocratiche.
Di fronte alla sciagura della nave da crociera Concordia, l’opinione pubblica è basita per l’egoismo e l’irresponsabilità del suo capitano. E’, in effetti, desolante lo spettacolo di un uomo che ha la responsabilità di guidare un mezzo di trasporto che può contenere fino a quattromila anime e che fugge per primo, dopo aver messo a repentaglio la vita di molti. Di alcuni per sempre.
Se così è non possiamo tutti fare a meno di chiederci come funzionano i meccanismi selettivi in base ai quali si arriva al comando, sia esso di una nave, di una società, di un’amministrazione, di un governo, di un reparto di ospedale, … .
Nessuno di noi, davanti allo spettacolo desolante della tragedia da poco avvenuta vicino all’isola del Giglio, può considerarsi esonerato non solo dal porsi l’interrogativo di cui sopra, ma dal far sì che siano sempre più spesso meccanismi trasparenti e verificabili quelli in base ai quali deve essere consentito non solo di cercare una risposta, ma di iniziare a fare informazione, sollevare dibattito e promuovere riforme sulle modalità con le quali si arriva al vertice.
Nessuno può sentirsi esonerato perché si tratta dei meccanismi e delle modalità in base ai quali si arriva a gestire le risorse umane, le risorse naturali, più in generale la qualità della vita civile di ognuno di noi cittadini.
Come si diventa capitano di una nave?
Come si diventa capo di un partito?
Come si diventa amministratore delegato?
Come si diventa direttore nella pubblica amministrazione?
C’è un percorso formativo comune a tutti? C’è qualcuno che decide, assumendosene la responsabilità? O c’è la solita manfrina all’italiana: meglio l’amico dell’amico, così domani anche mio figlio sarà direttore.
E bisogna cominciare seriamente a chiedersi:
Come e quanto paga, se sbaglia, un capitano di una nave, un politico, un amministratore pubblico, un direttore d’azienda?
O deve sempre e solo pagare chi è leso dalle azioni maldestre di una classe dirigente che, in Italia, è, per lo più, senza nulla togliere alle dovute eccezioni, selezionata secondo un gelatinoso meccanismo da cricca, da squallida consorteria?
Siamo sicuri che delle squallide consorterie possono seguitare a tessere il tessuto dirigente di un Paese?
Fino a quando?
Vi fidereste mai di un automobilista che guida in modo da mettere a repentaglio la sicurezza dei passeggeri? Salireste mai sulla sua auto? Se la risposta è no ricordate che il direttore del vostro ufficio, il direttore della vostra banca, il direttore della vostra agenzia di assicurazione, il rettore della vostra università, il preside della scuola dei vostri figli, i ministri del vostro Paese, nel complesso la classe dirigente del vostro Paese sono, insieme a voi, i conducenti della qualità della vostra vita quotidiana e di quella dei vostri figli. Pensateci e reagite con fermezza, serietà, impegno e senso civico ogni volta che ognuno di voi può far valere la loro responsabilità.
Pensateci e operate per il cambiamento, anche se l’auto non trasporta certo i vostri figli.